Regia di Chie Hayakawa vedi scheda film
Renoir (2025): locandina
CINEMA OLTRECONFINE / FESTIVAL DI CANNES 78 : CONCORSO
Nella Tokyo del 1987, l'undicenne Fuki si divide nella domestica quotidianità, tra un padre ricoverato in ospedale e una madre abbattuta, demoralizzata dalla malattia del marito, e per questo chiusa in se stessa, a consumare il suo dolore ostentando assenza e sopraffazione. Quella per Fuki sarà un'estate sospesa, trascorsa tra solitudine, strani rituali alla ricerca di modi di comunicazione che sostituisca o la parola, ormai trascurata in famiglia, e impulsi infantili.
Il regalo di una riproduzione di Renoir raffigurante Il ritratto del figlio, in qualche modo finisce per essere il gesto attraverso il quale un padre sofferente riesce in extremis a trovare un punto di contatto con la figlia bambina.
Renoir (2025): scena
Renoir (2025): scena
E , a sua volta, il Renoir film si trasforma in un ritratto di una bambina dalla sensibilità straordinaria, che cerca di entrare in contatto con i vivi, con i morti, con chi sta morendo e ne è dolente ente consapevole, e forse con se stessa.
Il secondo, atteso lungometraggio di Chie Hayakawa, che segue l'acclamato Plan 75, presente al Certain Regard del Festival di Cannes 2022, ha consentito alla brava regista di accedere alla sezione del Concorso di Cannes 2025. Sospeso, forse volutamente irrisolto, ampiamente autobiografico, il film si fa potente nella delicatezza e nel pudore con cui descrive l'intensa sensibilità di una bimba che cerca un dialogo, anche solo per capire, rendersi conto, ricevere notizie, magari anche brutte, ma che non la gettino nello sconforto di un limbo di oblio ed incertezza, in cui vive senza risposte.
Renoir (2025): scena
Forse al film manca un po' di ritmo, ma la delicatezza ed il pudore con cui descrive i componenti di una famiglia segnata dal dolore di un distacco imminente, hanno la meglio su tutto, e, probabilmente, il senso di apatia e di indifferenza che circonda la tenera protagonista è un sentimento che aiuta lo spettatore a vivere tratti di un disagio e di una tristezza che per la bimba Fuki costituisce uno stato d'essere perenne, che non pare destinato ad allontanarsi dalla sua vita irrisolta.
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