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Enemigos

Regia di David Valero vedi scheda film

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La recensione su Enemigos

di leporello
6 stelle

La Confusione è grande sotto il cielo…
Confusione tra amico e nemico… ok, ci si accosta facilitati casomai, oltre che dal titolo-guida, da quel che si sa (e si può capire) della Sindrome di Stoccolma. Non vorrei esagerare, ma eventualmente anche un po’ da quel che è stato scritto nei Vangeli. E altra Confusione nei rapporti tra amici e amici: che ne è degli amici di El Rubio (Hugo Welzel; diciamolo subito: bravissimo insieme al suo contr’Altare Chimo, Christian Checa – Christian... non sarà un caso?), pronti a massacrarlo nel suo momento più difficile? E Confusione in casa: famiglie mezze spezzate, mezzo drogate, mezzo morte e mezzo sparite. Ma più di ogni altra cosa: la Confusione tra Vita e Morte.

Enemigos” è un film che parte molto male. La figura molliccia di Chimo incapace di reagire alle reiterate, gratuite, sempre “in crescendo” cattiverie del suo vecchio compagno di liceo Rubio lascia non solo una certa nausea che spinge ad alzarsi ed andarsene, ma suscita comunque anche l’interrogativo di come ne potrà mai venir fuori. L’escamotage dell’incidente grave che ridimensionerà Rubio è accettabile, se non altro perché Rubio, nell’immediato, non ne esce cambiato, e la sceneggiatura sarà brava a dare il giusto dislivello tra ciò che era il bullo violento delle prime fasi e il ragazzo bisognoso della seconda parte.
E appunto, la seconda parte bisogna avere la pazienza di aspettare, qualcosa finalmente si muove. La nuova relazione tra i due ragazzi riesce ad essere piuttosto coinvolgente (la scena in discoteca, quella sulle rive del lago, il rap con la lacrima ricordando la madre morta, la “trappola” ordita ai danni del satanico padre di Rubio…) ma poi la Confusione prende il sopravvento.
Parlano tutti di Vita: Il movimento per la Vita, una legge per il fine Vita, i diritti di porre fine alla propria Vita… tutta Vita. Mai nessuno che si riferisca in prima persona e direttamente alla Morte.
Non ci riesce (anzi, ci fa una figura piuttosto barbina) neanche Il regista David Valero, che “muore e risorge” almeno un paio di volte nella trama del film, dimostrando di non saper cosa fare, cosa dire, non dell’Amicizia, non dell’Odio o dell’Amore, ma di quella cosa dirimente della quale nessuno parla mai se non toccando(si) ferro: la Morte. E se Rubio non muore (o muore? Bho? Non è che voglio o non voglio spoilerare, è che proprio non l’ho capito) è perché qualcuno, o qualcosa dei nostri meccanismi mentali contorti si blocca, si ferma, rifiuta, nega. Nega, e casomai ne parla solo per “il dopo”; ma della Morte viene comunque negata la consistenza, il presentarsi, l’esserci inevitabile, anche in questo film con rocamboleschi giri di sceneggiatura sui quali ci si siede per mancanza di alternative valide, non credo per altro.

Film apprezzabile solo a metà (la seconda, come dicevo), molto giovanilistico, con un certo stile, generoso negli intenti. Il cast è ottimo, la regia anche. La musica… io preferisco i Pink Floyd, ma io sono vecchio. Quella che qui viene usata, viene usata bene.

RIP (eventualmente).

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