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Una scomoda circostanza - Caught Stealing

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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La recensione su Una scomoda circostanza - Caught Stealing

di alan smithee
6 stelle

 

CINEMA OLTRECONFINE

Con Caught stealing, Darren Aronowski firma un thriller che parte scanzonato e "cazzaro", ma si trasforma presto un una storia sanguigna, a tratti proprio sanguinaria, con al centro un bel gruzzolo conteso, ed un adorabile gatto solo apparentemente schivo ed anaffettivo.

Il ritorno in regia, piuttosto atteso, da parte di Darren Aronowski, avviene quest'anno con un noir ambientato a New York nel 1998.

Dai quartieri più malfamati svettano ancora, ma in verità drammaticamente ancora per poco, le Torri Gemelle, e la vicenda si concentra subito sul baldo giovane barista Hank Thompson, bel ragazzone che l'alcol lo serve, ma lo ingurgita ancor più volentieri, forse per dimenticare la promessa del baseball che fu, prima di rovinarsi per sempre in un incidente d'auto in cui perse la vita un suo compagno di squadra.

Circostanza che gli torna sempre nei sonni nervosi che caratterizzano le sue notti.

I problemi veri però iniziano quando il vicino di casa punk gli affida il gatto prima di lasciare frettolosamente il suo disordinato appartamento.

Poco dopo il nostro barista verrà malmenato a sangue nel pianerottolo di casa da due teppisti ucraini, assoldati da un boss alla ricerca di un prezioso carico.

Ma lo stesso bottino fa gola anche a due rabbini spietati, che nascondono tra treccine e casacche nere un mestiere da killer spietato svolto in modo davvero impeccabile, come dimostreranno nel prosieguo della vicenda.

Ma non ultimo, la posta in gioco interessa anche alla polizia corrotta, che, nei panni di una tosta commissaria di colore, si mette sulle tracce del bottino, avvantaggiata dalle informazioni privilegiate ricavate dalle serrate indagini che conduce.

Finirà tutto in un fragoroso bagno di sangue, orchestrato da Aronowski con una regia godibile, dialoghi brillanti, ed un buon ritmo action.

Austin Butler, gran fisico e occhio ceruleo in bella vista, si rivela davvero bravo ed in parte, ed il resto del cast, che vede coinvolta la bellissima (ma qui sfortunata) Zoe Kravitz, i due esilaranti ed insieme inquietanti rabbini Vincent D'Onofrio e Liev Schreiber, uno strafatto ed isterico Griffin Dunne e la tosta poliziotta marcia Regina King, funziona molto bene.

Aronowski rinuncia, e si può dire finalmente, ad un progetto altisonante o dalle tematiche foriere di provocare nutrite divergenze o facili polemiche (si ricordi il baccano suscitato dal controverso, irritante Mother), per volare finalmente un po' basso, dirigendo un buon thriller che regala momenti di suspense e divertimento senza gli eccessi a cui molto suo cinema ci ha abituato ad attendere con una malizia talvolta fuori luogo.

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