Regia di Stefano Salvati vedi scheda film
Edoardo Bennato è stato un'icona del rock e della canzone d'autore degli anni Settanta e Ottanta, il cantore del disagio giovanile in forma di fiaba (Burattino senza fili, Sono solo canzonette), il primo musicista ad avere riempito gli stadi, già a partire dal 1980. Stefano Salvati, che ha già alle spalle due documentari in formato musicale, uno dedicato agli 883 e l'altro agli Skiantos, più un film dall'eloquente titolo Albakiara (Vasco), racconta la traiettoria artistica, ma anche umana, del cantastorie di Bagnoli, periferia operaia dove Bennato crebbe con due fratelli (con cui formò il Trio Bennato) e una madre rigida e decisionista. La quale mandò i tre a esibirsi - ancora ragazzini - in Venezuela, per poi richiamarli agli obblighi scolastici. Il documentario segue rigorosamente l'ordine cronologico, soffermandosi sui momenti topici della carriera di Bennato: la trasferta a Londra, in veste di one-man-band; l'indomito spirito imprenditoriale e la capacità di autopromozione; il successo incontenibile del disco del 1977 (Burattino senza fili); la doppia uscita di due dischi a distanza di un mese (tre anni dopo), i tour negli stadi, la sigla per i campionati europei di calcio del 1990 giocati in Italia, ma anche lo spirito irriverente e iconoclasta del personaggio, la vocazione ironica, lo sberleffo indirizzato ai potenti. Tra le tante testimonianze agiografiche (troppo!) che si susseguono, si distinguono quelle di Carlo Conti e Lorenzo Chrubini Jovanotti, in una sfrenata gara di luoghi comuni e a chi la spara più grossa. Peccato, perché il documentario è esaustivo, ha ritmo, ma è imbellettato con una ridda di immagini posticce ottenute con l'intelligenza artificiale (per ricostruire gli anni della contestazione giovanile) che sembrano tutte basate sui più smaccati stereotipi. Il tizio che fa da controfigura al vero Bennato, poi, è la nota più stonata di tutte. Silenzio assoluto, invece, su come questo presunto "ribelle", perenne oppositore del potere, capace di sbeffeggiare - nella stessa canzone - tanto Faccetta nera quanto Bandiera rossa - si sia genuflesso alla corte di zio Silvio. Vedere il video su YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=f8DccTEs50I&t=2s) per credere.
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