Regia di Adam Brooks vedi scheda film
Era da lungo tempo che non capitava la (s)ventura di vedere un film così tremendamente prevedibile. Al punto che si riesce a prevedere cosa accadrà esattamente il minuto seguente e non in generale nel successivo arco narrativo, o nella scena susseguente, no, no, proprio letteralmente il minuto successivo. Che dire, grandi risultati di cui andar fieri.
La protagonista è insopportabile (hai voglia ad immedesimarti), la tipica figlia di papà (o meglio in ‘sto caso di mamma’), sempre vissuta nella bambagia, del tutto auto-assorta, ego-riferita, sovente indifferente rispetto ai sentimenti degli altri (persino dei fratelli, tanto che ci vuole la moglie di uno di loro a ricordarle che se l’ha persa lei l’hanno persa pure loro la madre, ma pensa un po’…). Il suo percorso di maturazione la porta ad essere… esattamente uguale al principio, quindi antipatica come poche.
La lista dei miei desideri (2025): Sofia Carson
Una che, tra l’altro, necessita pure di una lista di quattro domande molto, molto ficcanti fatta pervenire da quella che pare la sua amica più scema per capire se l’uomo con cui si frequenta merita oppure è uno stronzone fatto e finito (e, all’inizio, dopo questo profondo percorso di auto-investigazione interiore durato la bellezza di cinque secondi, molla su due piedi il ragazzo col quale stava come minimo da un anno o due… una prontezza di riflessi da Guinness [e lasciamo perdere, poi, che per come è presentata la scena lo lascia per dei motivi idioti, perché tanto è tutto il film ad esserlo, idiota]).
La noia sopraggiunge fulminea, per la banalità e la natura scontata della faccenda, certo, ma anche per via di un’estetica da telenovela (smarmellando in libertà…) e dei tentativi di alleggerimento comico da mettersi le mani nei capelli (nella prima mezz’ora almeno quattro freddure diverse sulle dimensioni più o meno ragguardevoli del pene… però, che inventiva e che verve).
La lista dei miei desideri (2025): Sofia Carson, Connie Britton
Non funziona a nessun livello, neanche quello della recitazione, del tutto anonima, quasi che gli attori si siano trovati sul set giusto per staccare il cartellino ed incassare il milioncino (la protagonista in particolare è inespressiva, non pare mai anche solo vagamente affranta ma piuttosto come il ritratto statico d’una modella ingessata, immobile, impassibile).
E per favore evitiamo di cercarci all’interno qualunque genere di significato “ulteriore” (della serie “la vita è anche dolore e bisogna imparare ad affrontarla”, “scopri te stessa”, “tu sei chi pensi e cerchi di essere”, “il vero amore non è tanto quello che ce l’ha come un cavallo ma quello che ti capisce e ti supporta” ecc. ecc.) perché sennò davvero partono i bestemmioni.
La lista dei miei desideri (2025): Sofia Carson
"Ma che minchia ho visto?"...
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