Regia di Petra Biondina Volpe vedi scheda film
Una giornata nella vita di Floria (Leonie Benesch, la strepitosa interprete vista già ne La sala professori), infermiera - e angelo, come la definisce un paziente - in un ospedale svizzero sottorganico (appena due le infermiere in servizio diurno), tra urgenze continue, richieste irricevibili, prepotenze, confidenze intime, ma anche errori e sconforto.
Il film di Petra Volpe si colloca all'incrocio tra realismo quasi documentaristico e tensione da medical thriller, ma senza indulgere in facili spettacolarizzazioni. Non ci sono eroi in corsa con barelle o intrecci da soap ospedaliera: solo il volto e i gesti di Floria, mani instancabili e precise, corpo che regge la fatica e, insieme, assorbe dolore ed esasperazioni. La regista restituisce con sensibilità un mosaico di vite e caratteri che popolano il reparto, sottolineando come ogni piccolo gesto possa fare la differenza. Sui titoli di coda apprendiamo che nel 2030, in Svizzera, mancheranno 30 mila infermieri qualificati, sineddoche di un problema che - come avverte l'OMS - è ormai di portata mondiale. Numeri che spiegano perché tanti professionisti abbandonino dopo appena pochi anni, travolti dal rischio burnout. Quei dati non sono semplici statistiche: diventano la spina dorsale di un film politico e necessario, rispettoso omaggio a chi resiste in corsia e insieme appello a un impegno collettivo, chiamandoci tutti a una maggiore sensibilità. E quando, sul finale, arrivano le note di Hope There's Someone di Antony and the Johnsons, è impossibile rimanere a ciglio asciutto, al termine di un tour de force che per Floria ha significato una lotta continua contro il tempo, persino cronometrato.
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