Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Giacomo Curtoni nasce il 6 ottobre del 1924, lo stesso giorno della prima trasmissione radiofonica. Privo del padre, il piccolo cresce con la presenza del nuovo mezzo di comunicazione al suo fianco e proprio grazie a lui scopre il mondo. Nel 2024 la Rai, per festeggiare il primo secolo della radio, rintraccia la bisnipote di Curtoni e le fa leggere in diretta tv una commovente letterina che il bisnonno scrisse all'ente radiofonico nazionale nel 1934. Sorpresa finale: in studio compare anche il centenario Giacomo.
Che dire? Un omaggio al primo secolo di vita dell'ente radiofonico italiano era doveroso e, ça va sans dire, a occuparsene poteva essere soltanto la Rai, ovverosia in buona sostanza la creatura televisiva nata da una sua costola; apprezzabilissima anche la scelta di affidare tale non semplice lavoro a un veterano dallo stile sobrio (ed esperto di nostalgia...) come Pupi Avati, ma a conti fatti in questo Nato il sei ottobre qualcosa non torna. Molto più di qualcosa, a essere sinceri: i toni del racconto sono fin troppo spesso lacrimevoli e gravidi di un pathos tutt'altro che necessario, mentre la recitazione non viene affatto curata a dovere e anche le lacune nella confezione non sono poche, dalla regia al montaggio. L'impressione che se ne ricava è quella di un prodotto realizzato senza particolare passione, su commissione, destinato a ingrossare la filmografia già densa di titoli del regista e a venire dimenticato pressoché nell'immediato: peccato. Tra gli interpreti si annoverano qui Francesco Pannofino, Dharma Mangia Woods, Ludovica Rubino, Riccardo Cristofari e, in un cameo nel finale, Paolo Bonacelli. Nella didascalia di chiusura, una dedica a Garinei e Giovannini, con postilla a ricordare “i tanti che con la loro dedizione e creatività continuano a dar vita alla nostra straordinaria radio italiana”. 3/10.
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