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DJ Ahmet

Regia di Georgi M. Unkovski vedi scheda film

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La recensione su DJ Ahmet

di michemar
7 stelle

Un coming age, colorito e colorato, come gli abiti tradizionali femminili e come la pecora rosa, che resta forse l’emblema adatto all’opera interessante dell’esordiente regista e sceneggiatore Georgi M. Unkovski, che ci parla della sua terra con calore e comprensione. La musica è il mezzo con cui i giovani reagiscono e si innamorano.

In pochi istanti di visione, lo spettatore intuisce l’ambientazione e la situazione in cui si svolge questa storia di formazione di un vivace e sveglio quindicenne che vive in un villaggio della Macedonia del Nord abitato da una non numerosa popolazione appartenente alla minoranza Yuruk, dedita all’agricoltura e alla pastorizia. Non sfugge neanche che nell’introduzione e nel finale, oltre a qualche intermezzo, un piccolo gruppo di donne, vestite in abiti tradizionali dai colori vivaci, parlano raccontandosi di un sogno (un terremoto, un temporale ed altri accadimenti naturali) a mo’ di coro greco, all’ombra di un grande albero in cima ad un rialzo del verde prato.

 

scena

DJ Ahmet (2025): scena

 

Ciò che invece notiamo subito è che l’adolescente Ahmet, seduto nel banco della scuola che frequenta, sta condividendo gli auricolari con il compagno per ascoltare musica da discoteca, accennando ad alcuni gesti da ballo, mentre entra il professore che cerca chi si chiama come lui. Si alzano addirittura in quattro, a dimostrazione di quanti si chiamino così, ma il desiderato è proprio il nostro, a cui il docente comunica che è atteso in direzione dove viene avvisato che il padre sta passando a prenderlo. Il motivo è semplice ma anche desolante: essendo rimasto orfano di madre insieme al fratellino Naim, il papà, che ha appena comprato 20 pecore, ha bisogno di lui per governare gli animali e badare al resto soprattutto quando condurrà il piccolo dal guaritore, perché (forse a causa della perdita della mamma) non parla più. Il giovanotto ci resta male, amando frequentare la scuola, ma il papà è in difficoltà con la sua attività e ha necessità di essere aiutato.

 

scena

DJ Ahmet (2025): scena

 

Più che mai il ragazzo trova rifugio nella amata musica che usa per sfuggire alla sua vita agra maggiormente adesso che il padre lo ha addirittura ritirato dagli studi: uomo triste, povero e burbero, che non ammette le distrazioni che colgono normalmente i giovani, non concedendo al figlio neanche lo svago di un paio di piccoli altoparlanti da PC per trasmettere le canzoni del suo smartphone. Ahmet e Naim sono molto legati e si divertono a ballare insieme ogni volta che possono. La musica li fa sentire vivi e sorridono quando si scatenano con le note dei brani di moda. Quando un giorno Ahmet scorge nella campagna Aya, una ragazza tornata appositamente dalla Germania per sposare un uomo più grande che non conosce e che quindi non ama, così come si usa da quelle parti, ne resta talmente folgorato che reagisce scappando via spaventato come non gli era mai capitato. Una vibrazione mai avvertita prima!

 

scena

DJ Ahmet (2025): scena

 

Anche lei usa la musica per sentirsi libera e, con grande timidezza e impaccio, la avvicina col pretesto della musica. Lei, come sempre succede a quell’età, è più sicura e spavalda dell’altro, che ne resta sempre soggiogato dalla bellezza. Insieme, però, decidono di preparare una coreografia segreta per un festival di danza in occasione della festa che si terrà in paese, usando nuovi altoparlanti stereo (le cassette sono state già requisite dal papà) montati sul trattore di famiglia. La loro attrazione è spontanea e luminosa e tra loro nasce una storia d’amore. Con un matrimonio già combinato e prossimo alla realizzazione i problemi non tardano a venire.

 

Dora Akan Zlatanova

DJ Ahmet (2025): Dora Akan Zlatanova

 

Tra momenti di pastorizia divertenti (pecore che scappano di notte e invadono l’esibizione campestre di un DJ che sta facendo ballare i giovani della zona) che mettono in imbarazzo Ahmet, punizioni afflittegli conseguenti alla perdita di una di loro (che ritorna dipinta di rosa acceso), fughe notturne per spiare la bella Aya che gli condivide il suo profilo su TikTok, il povero Naim che ovviamente non si rimette a parlare neanche col sistema del guaritore, con scene, insomma, da film comico degli anni ‘50 che divertono il pubblico, veniamo anche a conoscenza del muezzin locale che vuole computerizzare la messa in onda dei suoi canti religiosi in cima al minareto tramite un PC che però non sa usare. E siccome questi è rimasto anche lui vedovo, ambisce ad amicizie utili pubblicando il suo profilo su Facebook.

 

scena

DJ Ahmet (2025): scena

 

Questi, avendo bisogno, chiede aiuto ad Ahmet. Indirizzo mail: gemail@g.mail (dove la chiocciola è “scimmietta”), che password mettiamo? “Allahèuno” ma non si può usare la vecchia, mettiamo un punto interrogativo? No! Non è possibile, Allah È solo uno, un islamico non può avere dubbi. Allora ci mettiamo il punto esclamativo. Ok, allora “Allahèuno!”. Formidabile. È una comicità povera ma schietta, popolare, sincera, che diverte il giovane, il quale, nonostante le difficoltà, è sempre sorridente e (pro)positivo, disponibile. Il buon approccio tra i due è spiegato bene da una scena significativa in cui il religioso si rivolge al ragazzo con parole che danno valore alla musica. Anche se il villaggio è molto conservatore e spesso guarda con sospetto alla musica techno, il muezzin - che è pur sempre una importante figura spirituale - gli dice: “La musica è una preghiera. È il modo in cui alcuni parlano con Dio.” Questa frase, semplice ma profonda, mostra che anche in un contesto tradizionale può esserci comprensione per chi cerca libertà ed espressione attraverso l’arte. Per Ahmet, che vive in un ambiente rigido e ha perso la madre, la musica diventa un rifugio e un modo per sentirsi vivo. Quell’uomo, con le sue parole, gli offre una forma di legittimazione spirituale, come se gli dicesse: non sei sbagliato, stai solo cercando Dio a modo tuo.

 

Il film è stato presentato al Sundance Film Festival e ha colpito per la sua dolcezza e sincerità. Anche se la trama è un po’ frammentata, gli attori giovani sono molto bravi e rendono la storia emozionante. Il regista usa la luce e la musica in modo creativo, e inserisce anche momenti divertenti, come la pecora rosa e alcune gag comiche nel villaggio. Non solo. C’è anche il tocco fiabesco delle donne accennate all’inizio, le quali, le anziane soprattutto, raccontano la storia da lontano in un’inquadratura da lontano, come se fosse un ricordo magico. Questo ci aiuta ad accettare gli elementi più stranianti e peculiari del film. E come ogni storia di coming age, è una storia delicata con i momenti drammatici che caratterizzano sempre i romanzi di formazione, facendoci sorridere per la semplicità delle azioni degli adolescenti allorquando scoprono i primi sintomi di quella primavera chiamata amore giovanile.

 

Arif Jakup, Agush Agushev

DJ Ahmet (2025): Arif Jakup, Agush Agushev

 

La colonna sonora, composta dai fratelli Alen e Nenad Sinkauz, mescola musica tradizionale e tanti suoni moderni accompagnati da luci coloratissime e dai balli sfrenati dei giovani in cerca di libertà d’espressione e di personalità. Difatti, il film è colorato e pieno di energia, con costumi vivaci e scene suggestive. Anche se parla di temi già visti, lo fa con cuore e originalità, toccando con intelligenza l’argomento dello scontro tra tradizione e modernità, tra matrimoni a tavolino e techno music. Il lato semitriste è che Aya avrà il coraggio della fuga, mentre Ahmet, che con la sua musica ha fatto la rivoluzione in paese e che quindi viene ribattezzato DJ, dovrà accontentarsi di restare e restare solo, con l’unica consolazione (che non è poco) che il fratellino Naim, libero dallo shock, torna a parlare per la felicità di tutti. L’amore non trionfa ma fa vincere le paure e fa affermare le personalità della nuova generazione.

 

Un film colorito e colorato, come gli abiti tradizionali femminili e come la pecora rosa, che resta forse l’emblema adatto all’opera interessante dell’esordiente regista e sceneggiatore Georgi M. Unkovski, il cui stile ci parla della sua terra con calore e comprensione. Anche quando mostra il conflitto tra tradizione e modernità, evita ogni tono polemico, trattando i personaggi con rispetto, anche quelli più rigidi, come il padre, il papà della sposa promessa o il guaritore. L’utilizzo della musica è funzionale: è centrale non solo come colonna sonora ma come motore narrativo. È il mezzo con cui i personaggi comunicano, si ribellano, si innamorano. In sintesi, Unkovski è un regista che osserva con affetto, che crede nella forza della musica e nella bellezza delle piccole cose.

 

scena

DJ Ahmet (2025): scena

 

Il premio speciale vinto al Sundance 2025 è stato motivato in questa maniera: “Il cinema mondiale ci dà accesso a una profondità di emozioni, a una diversità di personaggi e a viaggi significativi che non sono limitati dai confini. Il nostro principio guida era la speranza e la luce, e i film di questa sezione hanno un forte senso di coraggio e vulnerabilità. Abbiamo trovato tutto questo e molto altro nei personaggi progressisti e nel tono distinto di questo film.” Un bell’elogio, indubbiamente.

 

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