Regia di Piotr Szulkin vedi scheda film
O-bi, o-ba: La fine della civiltà (1984): locandina
MUBI
La storia è ambientata in una Polonia post-nucleare, un ambiente claustrofobico e desolato.
I sopravvissuti vivono nell'attesa di una nave, la nuova arca di Noè, che, come tutti sperano senza avere tuttavia alcuna certezza, li condurrà a una terra incontaminata.
Un gruppo di disperati, mezzi assiderati da condizioni climatiche proibitive, attendono l'arrivo di un'altra arca portatrice di salvezza, mentre la loro fede viene messa alla prova da dubbi e debolezze.
Il film, che fa parte della affascinante tetrogia del regista Piotr Szulkin assieme Golem, La guerra dei mondi e Ga-Ga: Glory to the heroes, è incentrato su tematiche inquietanti legate ad un disastro nucleare che ha radicalmente imbarbarito la società composta dai pochi superstiti, soffermandosi, specie in questa storia, sul potere condizionante della religione, che diventa strumento di controllo. Un'arma strategica, quest'ultima, soprattutto nei confronti di quelle debolezze umane legate saldamente alla speranza, sempre più tradita ed affievolita, di una soluzione messianica che nasconde la reale futilità delle promesse di salvezza portate avanti dai soliti ingannevoli predicatori. Un gruppo di infido approfittatori ed ammaliatori Che speculano attorno ai destini in bilico di un mondo distrutto che può solo provare a sperare.
Stravagante, tutto dialoghi debordanti, grondanti di sarcasmo e di una vena sadico-noir, percorso da tipi poco raccomandabili, folli ed approfittatori, il film è pervaso da un lancinante senso di fine imminente che i personaggi tentano di debellare con la loro follia rassicurante, O-bi, O-ba è un film sul l'attesa, che diventa snervante quando si prende consapevolezza che tutti attendono l'arrivo messianico del l'arca, ma nessuno ha il più flebile indizio di alcun tentativo di salvataggio in corso, tra le macerie di in pianeta ridotto a carcassa.
Il noto è celebrato attore polacco Jerzy Sthur interpreta un uomo mediamente più coscienzioso e lucido di chi gli sopravvive attorno, che si impegna a scoprire se le notizie circa l'avvento di una mitologica arca della salvezza sia un fatto su cui sperare concretamente, o una favola cucita addosso da disperati, condannati ad una fine atroce in un pianeta agonizzante che si sta liberando velocemente di ogni forma di vita.
Il cinema di Szulkin è cosparso di dialoghi sopra le righe, spesso deliranti, che definiscono la pochezza di una umanità agonizzante e mostruosa, egoista, prevaricatrice, tossica come l'ambiente da lei stessa avvelenato, che sconta una pena inesorabilmente autoinflitta che condurrà ad una fine che essa stessa merita più di ogni altra evenienza.
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