Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Lanthimos continua la sua metamorfosi stilistica: la recensione di Bugonia, la sua ultima opera in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Lanthimos continua la sua metamorfosi stilistica: la recensione di Bugonia, la sua ultima opera in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
“Teddy (Jesse Plemons), un giovane apicoltore, vive con suo cugino Don (Aidan Delbis). Un giorno i due decidono di rapire Michelle Fuller (Emma Stone), la CEO di una grande azienda, con l’accusa di essere un’aliena e di star distruggendo l’ecosistema terrestre e le sue forme di vita”
“Bugonia: termine greco per indicare un antico rituale o mito secondo cui uno sciame di api può nascere dalla carcassa di un bue morto. Il termine deriva da bous (bue) e gon? (nascita)”
Il film, presentato all’82° Festival del Cinema di Venezia, ha diviso la critica tra chi lo ha apprezzato e chi invece gli ha dato gravi insufficienze vedendo ormai lontano il Lanthimos di The Lobster e di Dogtooth. Innegabile infatti è il fatto che Lanthimos, da quando ha presentato al 75° festival di Venezia La Favorita, si sia adattato ad un gusto cinematografico più classico, provando a sperimentare un po’ di più registicamente ma cercando storie più convenzionali e più “adatte” al gusto americano nonostante un’ottima tecnica che si continua a mantenere. Abbandona le ambientazioni claustrofobiche che facevano sentire oppressi nei primi film (la villa per Dogtooth, la “persona” per Alps o l’hotel per The Lobster) e si dà ad ambientazioni più ampie, scenari surreali per via della loro bellezza e luoghi immensi. In Bugonia c’è però un richiamo a ciò: il film si svolge, infatti, per la maggior parte del tempo, nella casa di Teddy (con molto tempo impiegato anche nel seminterrato). Abbandona quindi, in questa metamorfosi che sta subendo, la sua "sporcizia" dei film (ora sono più controllati, raffinati e meno “grezzi” rispetto a prima).
Questo il contesto con cui si apre Bugonia, il nuovo film del regista greco, remake del film coreano Save the Green Planet del regista Jang Joon-hwan. Ennesimo prodotto americano che riprende quindi un film straniero per riadattarlo in lingua inglese.
Bugonia, anche se non è la migliore opera di Lanthimos, è un validissimo film, probabilmente anche il migliore registicamente parlando presentato a Venezia.
Lanthimos presenta il film con un rapporto d’aspetto di 3:2, un formato quindi molto stretto e che tende a tenere i personaggi molto vicini, ma che grazie ad un’ottima regia algida, rimane fredda e distaccata dai personaggi. Lo spettatore non deve entrare in empatia con loro e deve limitarsi ad osservare, differentemente da quanto invece voleva in Povere Creature.
Bugonia è infatti un manuale di regia. Ogni inquadratura è un quadro, un’opera d’arte a sé stante. Lo spettatore entra in sala e rimane stupito dalla regia che riesce, nonostante lo stretto rapporto d’aspetto, a tenerlo distante avvicinandosi alle emozioni dei personaggi, entrando in empatia con essi, per volontà del regista, solo nell’ultima parte. Bugonia è infatti un film che fa dubitare per tutto il tempo su chi effettivamente il “cattivo” sia: i veri cattivi sono Teddy e Don che rapiscono e torturano Michelle o è Michelle che, a capo della sua grande impresa, distrugge la vita terrestre e schiaccia i piccoli imprenditori con le loro piccole imprese? Ed è proprio su questa ambiguità che Lanthimos basa tutto il suo film e al tempo stesso prende bellamente in giro i complottisti (terra piatta, cospirazioni sugli alieni, persone che si affidano ai social per le informazioni) facendo satira nei confronti di una società ormai sempre più alla deriva e che non può essere salvata. Strano a dirsi ma il film, come remake, funziona forse anche meglio dell’originale.
Bugonia (2025): Jesse Plemons, Aidan Delbis Bugonia (2025): Emma Stone, Aidan Delbis, Jesse Plemons Bugonia (2025): Aidan Delbis, Jesse Plemons
La regia visionaria di Lanthimos, come già prima citato, funziona benissimo nella narrazione di questa dark comedy. Inquadrature ricercate, quasi mai accademiche, che seguono i personaggi e ce li raccontano per quello che sono, senza dare uno sguardo del regista (a differenza di quanto visto fare ne La Favorita dove il grandangolo e il fish eye, usati sul personaggio della regina Anna, avevano funzione giudicante dando allo spettatore la stessa visione distorta del mondo che la sovrana ha per tutto il film). Carrellate che seguono il personaggio della Stone dal basso (facendo capire la sua forza e facendo sentire la pressione allo spettatore capendo il punto di vista dei "piccoli"), primi piani che esprimono la follia complottista di un Plemons in palese stato di grazia e del cugino (nel film) Delbis e campi che raccontano bene lo spazio in cui ci troviamo, necessari soprattutto per valorizzare l’accuratissimo lavoro fatto dallo scenografo James Price (con cui Lanthimos già aveva lavorato in Povere Creature, trionfante proprio a Venezia nel 2023). Il modo in cui infatti è arredato il seminterrato è pura poesia e pura arte. Se molte volte, soprattutto la scenografia viene messa in secondo piano o viene trattata con superficialità, in questo film è fondamentale per capire il contesto e il film non sarebbe lo stesso senza lo scantinato arredato in quel modo. In maniera molto diversa rispetto che in Save the Green Planet ma comunque ottimamente arredata. Toglie infatti il “superfluo” che invece il film coreano aveva lasciando l’essenziale, che comunque non poco spazio ricopre.
Ovviamente perfetti sono sonoro e colonna sonora. Con l’aiuto dell’ormai rodato Jerskin Fendrix (già compositore delle colonne sonore di Kind Of Kindness e Povere Creature), Lanthimos si diverte a fare il gioco del “componi ma non sai”. Non mostrando al compositore la sceneggiatura, proprio come fece Nolan con Zimmer per Interstellar, il regista greco chiede al compositore britannico di scrivere, per la terza volta, la colonna sonora di un suo film senza conoscere minimamente la trama. Ancora una volta, però, il film sembra purtroppo fuori dalla corsa per riuscire ad entrare nel quintetto delle “migliori colonne sonore originali” agli Oscar anche se, in questo caso, Fendrix meriterebbe di entrarci per l’ottima composizione realizzata.
Bugonia (2025): Jesse Plemons Bugonia (2025): Emma Stone
Se tutto ciò però non basta a rendere Bugonia già di per sé uno dei film migliori dell’anno si aggiungono a tutti questi aspetti tecnici il casting azzeccatissimo e due ottime interpretazioni dei suoi ormai attori feticci Emma Stone e Jesse Plemons (ndr, colui che avrebbe meritato di essere il vero vincitore della Coppa Volpi Maschile a Venezia) con quest’ultimo che viene, purtroppo, continuamente ignorato e non considerato abbastanza. In Bugonia, infatti, Plemons sforna un’interpretazione di caratura mondiale, unica, fantastica, con un'espressività fuori dal comune ed è proprio per questo che non si capisce perché non venga mai notato. Probabilmente in questo film riesce a sfornare un’interpretazione superiore anche a quella della Stone anche se tutti alla fine parlano di lei. Quello che sicuramente è chiaro è che Plemons, con Lanthimos, sta facendo un percorso di crescita esponenziale. Già in Kind of Kindness era riuscito a convincere, in questo film invece sale proprio in cattedra e tutti si inchinano a lui. Si può facilmente pronosticare che purtroppo, però, non si parlerà di lui la notte degli Oscar poiché tutti avranno gli occhi puntati su DiCaprio per la prestazione (neanche così eccelsa come viene spacciata) nel nuovo film di Paul Thomas Anderson. L’Oscar al migliore attore protagonista, quest'anno, dovrebbe portare un solo nome: Jesse Plemons, colui che eleva Bugonia oltre la semplice “qualità cinematografica”.
La forza di questa black comedy sta però nella capacità del regista greco di prendere una sceneggiatura già creata, che tratta temi importanti riuscendo a renderli attuali con una sceneggiatura lanthimosiana sicuramente più accessibile a tutti grazie a una narrazione più lineare invece che una più episodica come visto in Povere Creature o in Kind of Kindness. Coglibili all’interno del film la moltitudine di citazioni che Lanthimos fa al cinema di fantascienza.
Bugonia (2025): Emma Stone Bugonia (2025): Aidan Delbis, Jesse Plemons
Film che stupisce a Venezia, passato con un profilo molto basso proprio per la spaccatura nel pubblico che ha creato, è tra i migliori film presentati al Festival insieme a Silent Friend di Ildikó Enyedi e Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch. Un film che non ha paura a muovere una critica alla società attuale e che la attacca senza troppi giri di parole. Un film forte e che sa la sua. Questo è il tipo di film di cui il cinema ha bisogno. Ci fossero più Lanthimos nel mondo cinematografico esso sarebbe un mondo migliore. Il regista greco sa sempre dove mettere le mani e dove andare a lavorare. Semplicemente stupendo. Entrate in sala e lasciatevi stupire da questo Lanthimos in continuo cambiamento che è incapace di fare un film uguale all’altro e ha sempre il coraggio di provare cose nuove. Il film non dura neanche tanto quindi ritagliatevi quelle 2h (che nel cinema di oggi sono diventate una rarità) e godetevi il Cinema con la C maiuscola, quello che pochi ancora conoscono!
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