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Warfare - Tempo di guerra

Regia di Alex Garland, Ray Mendoza vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Warfare - Tempo di guerra

di John_Nada1975
3 stelle

Qual è il punto? Ve lo dico io non Nazzaro con il gilet indiano. Immaginate che la Russia o la Cina, invadano gli Stati Uniti per qualsiasi motivo insensato. Poi vi stabiliscano basi militari tutto intorno, e incomincino a compiere operazioni di perlustrazione urbane ovunque, sequestrando intere famiglie nelle loro case. Come li chiamereste?

Scrivo questa recensione al netto di tutte quelle che si possono leggere a giro, entusiastiche e con un che oleozzante più che mai di preconfezionato  con le solite consunte parole di buoni propositi e intendimenti, che sembrano già generate dall'A.I. Oltretutto, anche più del solito mi fa una fatica assoluta: "Warfare": una catastrofe cinematografica tecnicamente ineccepibile e come già sempre dimostrato, di grande padronanza di Garland, ma anche l'anno scorso per "Civil War", fallimentare e di proporzioni epiche per quanto riguarda il contenuto e l'ipocrisia ineliminabile di fondo, "Warfare" non è solo un film inutile; è una presa per il culo programmatica, una estenuante riproposizione di "realismo" soprattutto a livello di ferite da guerra e urla dall'atroce dolore, iniezioni di morfina nella concitazione e angoscia più assolute,  e al contempo però anche un passo falso profondamente inquietante  che non trova giustificazione di tanta esaltazione da parte dei soliti Cicciobotte. Fin dalle prime inquadrature- e l'intro con il videoclip di "Call on Me" di Erik Prydz è la cosa migliore del film, nemmeno riconosciuto da molti critici, seppure l'idea stessa di fondo è ripresa dal già non granché ma al confronto un capolavoro "Jarhead" di Sam Mendes, con un plotone di soldati americani che analogamente si "pompano" guardando "Apocalypse Now" in dvd ad una TV, alla visione dells sequenza degli elicotteri con "La Cavalcata delle Valchirie"-, è chiaro che il film, come già in "Civil War"- tocca citarlo ancora- soffre di una fondamentale mancanza di visione, competenza politica e senso morale. La narrazione, se così si può chiamare, è un disastro assoluto. La "prima storia" non è semplicemente  inesistente, ma proprio una premessa fragile e fumosa. Il film tenta di gonfiare un episodio di cinque minuti, a malapena efficace per un breve documentario o cortometraggio, trasformandolo in un calvario degno di un lungometraggio, con un ritmo così "eroicamente" di combattimento continui pure ben girati, senza mai mostrare in volto uno degli assedianti islamici(ma qui non si tratta di una situazione carpenteriana alla "Distretto 13", cosa ci fanno in Iraq gli eroici, feriti gravemente e assediati invasori?) da sembrare un atto deliberato di propaganda che non lo vuole dire, senza l'onestà quindi di un Peter Berg o  Michael Bay. Ogni scena si trascina, ogni battuta sembra forzata e l'intera produzione è una lezione magistrale su come sprecare del prezioso tempo sullo schermo  per il nulla più assoluto. Anche la recitazione di tutti i protagonisti e nonostante il tenore e l'"intensità" del dramma vissuto, non è granché. Le interpretazioni sono spesso legnose, apparendo prive di qualsiasi emozione autentica, e perfino sconfinando addirittura nel regno della comicità involontaria. Come se il cast stesse attivamente cercando di sabotare il film, o forse che di fossero semplicemente annoiati e disorientati quanto il pubblico. Ma al di là di questi aspetti,  "Warfare" commette inoltre un altro peccato imperdonabile: glorifica l'aggressore. Il film tenta inspiegabilmente di dipingere gli invasori, che irrompono sfacciatamente nella casa di una famiglia irachena a caso e tengono in ostaggio bambini innocenti, come eroi, addirittura proteggendoli poi con i loro corpi nel letti al bombardamento dei loro stessi caccia americani, e canonneggiamento ai piani superiori da parte dei loro stessi carri armati djstruggendogli la casa in cui vivono, per trarli di impaccio dai loro assedianti combattenti. Questo non è solo moralmente fallimentare; è assolutamente ripugnante. Immaginate, per un attimo, un paese qualsiasi che invade gli Stati Uniti o l'Europa, occupa le case e poi etichetta i residenti locali che osano resistere come "terroristi". L'ipocrisia assoluta e la prospettiva distorta presentate in "Warfare" sono dunque disgustose, anche al netto di utilizzare reducisticamente gli stessi Navy Seals protagonisti dei fatti sui titoli di coda, con il contraltare degli attori che li interpretano in uno scambio di vere foto, alcuni invalidati a vita. È un film che celebra la barbarie e demonizza la resistenza irachena, lasciando un sapore amaro a lungo, dopo i titoli di coda. Da evitare a tutti i costi e soprattutto, di pomparlo.

Ma l'intruppamento dei "giornalisti" imboccati dal caporedattore è oggi talmente obnubilante che pure qui non si sono fatte alcune eccezioni, parlandone in termini di capolavoro "nuova ridefinizione" - neanche fosse uscito "Uomini contro" di Rosi o "Và e vedi" di Klimov, del cinema bellico Di denuncia "antimilitarista". Come se poi fosse davvero che ne esista uno apertamente militarista e guerrafondaio. D' altronde sono gli stessi sempre  tremebondi messi li a dirigere festival di nomina politica come tutto, per forza che non si possono granché leggere coraggiose prese di posizione ad esempio contro Israele e la sua politica genocida e di aggressione smisurata ma solo contro la Russia, attraverso gli strumenti offerti dal cinema di guerra e dalle sue pellicole e registi su questi fatti e avvenimenti. Che non sono pochi, come gli stessi Ari FolmanAmos Gitai, sempre molto feroci con la destra del LikudNetanyahu, ma di cui è certamente vietato parlare, soprattutto adesso. Quindi si plaudono operazioni cinematografiche finto-"rivoluzionarie" del genere, e soprattutto in questo momento incredibile dei più numerosi che mai conflitti di aggressione da una sola parte e invasioni - luridissime e a dir poco-, proprio in Medio Oriente e in altre aree del Pianeta, quasi sempre di aperta contrapposizione-contenimento-annientamento, del mondo islamico. Per forza, che poi si allevino intere nuove generazioni di terroristi che combattono contro i nostri "eroi" Navy Seals, dopo il terrorizzare intere famiglie, sequestrarli e requisire le loro civili abitazioni, distruggergliele, e condannarli ad una esistenza da profughi e fuggiaschi. 

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