Regia di Matt Shakman vedi scheda film
Un film confezionato su misura per non sbagliare, ma senza picchi autoriali significativi
Dopo una deludente fase 5, il Cinematic Universe della Marvel aveva un disperato bisogno di ripartire con grande spinta per la sua Fase 6, che introdurrà capitolo importanti e nuovi attesi personaggi. Proprio come la DC con il Superman di James Gunn. Ma il mondo dei cinecomics è diverso da quello dei fumetti di carta, dove una run (un ciclo di storie con un filo rosso ad unirle e che spesso porta a cambiamenti per l'eroe) sbagliata può costare cali di lettori, ma il fallimento è facilmente recuperabile con il ciclo successivo. Sbagliare un film da milioni di dollari è decisamente un problema maggiore. Quindi, la soluzione migliore per Kevin Feige (oltre a dare un autobus pieno raso di dollari a Robert Downey Jr.) è stata quella di portare su schermo la prima famiglia Marvel, attraverso un film che, senza rischi, porti a casa il risultato sperato. E questo è quello che riesce a fare The Fantastic Four: first steps. non fraintendetemi, dopo i disastrosi passati cinematografici dei 4 super eroi, il timore dell'ennesimo flop aleggiava nelle menti di tutti gli amanti delle storie create da Stan Lee e Jack Kirby, e andare a "toccare" un classico come questo non era affatto facile. Tuttavia, l'approccio scelto è stato quello di estrema cautela, scegliendo un cast pressoché perfetto (peccato, davvero, non aver visto nulla del girato di Malkovich), ambientando il film in una nuova Terra e con un gusto retrò che permette anche di rendere graficamente un continuo omaggio alle tavole del RE (Kirby), sia nelle scenografie che nei costumi (soprattutto della Cosa) e giocandosi bene l'ingombrante figura di Galactus. Inoltre, la famiglia è ben presente, le alchimie ottimamente espresse, infatti i momenti salienti sono spesso nei dialoghi intimi dei 4, e si sono ricordati che un film sui Fantastici 4 significa viaggi nello spazio e fantascienza. Beh, quindi è un grandissimo film? Diciamo che è un buon film, che si guarda con piacere e che diverte il giusto. Ma è privo di un carattere impresso dal regista, Matt Shakman, che probabilmente aveva un copione su cui erano riportate le angolazioni da tenere per ogni ripresa, in modo che non gli venissero colpi di testa artistici. Non presenta momenti di sorpresa nella trama, che è perfettamente lineare e mantiene contenuti anche i momenti dove ci si dovrebbe commuovere. Insomma, Jame Gunn ha portato al cinema un film dove le intenzioni e il messaggio, la morale, non si distanziano molto da quello che vuole trasmettere la pellicola Marvel, ma lo ha fatto tramite delle scelte narrative (e visive) molto più coraggiose, dando un'impronta autoriale decisamente marcata e spingendo tanto sull'empatia con il pubblico in molti momenti catartici. Fantastic Four serve al pubblico ciò che il pubblico vuole, lo fa bene, ma quando si esce dalla sala resta il livello di hype è, forse, più esaltato dalla scena post credits che dal resto del film.
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