Regia di Gavin O'Connor vedi scheda film
Quando l'ex capo (Simmons) di Marybeth Medina (Addai-Robinson) finisce prematuramente al creatore per mano di sicari tanto sconosciuti quanto efficienti, la donna - un'ispettrice dell'FBI - si trova costretta a mettersi sulle tracce di Christian Wolff (Affleck), il contabile (autistico) più letale dai tempi della calcolatrice a manovella. Per risolvere l'intricatissimo pasticcio, Chris si allea con il fratello Braxton (Bernthal) - un killer a pagamento ma dal cuore tenero - con cui riallaccia i rapporti dopo un'era geologica. I due, a colpi di calcoli fatti a mente, pugni, armi di ogni tipo e metodi a dir poco eterodossi, rimetteranno insieme i pezzi di questo mosaico criminale anche grazie a un'equipe di giovanissimi geni dell'informatica, tutti con la sindrome di Asperger. Grazie a loro arriveranno a una donna misteriosa (Pineda) che è al centro dell'intera faccenda insieme a una gang criminale che rapisce bambini.
Non delude il secondo episodio di The Accountant, giunto in sala a distanza di nove anni dal precedente e ancora diretto con grande mestiere e una massiccia dose d'umorismo nero da Gavin O'Connor. Come nel caso del suo predecessore, ancora una volta si rivela indovinata la scelta di Ben Affleck nel ruolo di protagonista, vista l'inespressività conclamata del divo di Hollywood, perfetto per interpretare un Aspy. Ma il pezzo forte - a fronte di una trama fittissima, di cui si rischia di perdere qualche pezzo in assenza del dovuto dosaggio di caffè - sta nella combinazione tra le scene d'azione (tante) e i siparietti comici, con un Jon Bernthal irresistibile.
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