Regia di Antonio Padovan vedi scheda film
"Come fratelli" di Antonio Padovan è un film insolito per il cinema italiano, a mio parere meritevole di attenzione, una commedia su una famiglia allargata che nel plot affronta anche sviluppi decisamente drammatici, ma che alla fine trasmette un forte ottimismo senza cadere nella banalità o nello stucchevole.
La trama vede Giorgio e Alessandro, due uomini ancora giovani che, dopo la nascita dei rispettivi figli, devono sopportare il dolore della scomparsa delle rispettive mogli. Rimasti vedovi, decidono di vivere insieme per condividere le difficoltà e le gioie nella crescita dei rispettivi bambini, finché Giorgio non incontra una nuova donna, Noel, con cui decide di andare a convivere. Si tratta di una pellicola che alcuni potrebbero definire "dramedy", un misto di commedia e dramma in termini vividamente umanisti, che un po' stridono con i tempi cupi che stiamo attraversando, un elogio della figura del padre e della sua dedizione al figlio anche in una circostanza fra le più difficili da accettare, una riflessione sulla forza e sui limiti dell'amicizia e della cosiddetta "famiglia allargata", che senza toccare il tema della omogenitorialita', mostra tuttavia come il bambino possa crescere sano anche in una famiglia alternativa dove la presenza femminile è stata eliminata da un destino tragico.
La sceneggiatura, scritta da Martino Coli, si sforza di mantenere un contesto riconoscibile in cui inserire le vicende parallele di Giorgio e Alessandro e in generale ci riesce, anche grazie a dialoghi che vanno quasi sempre a segno; buona l'idea di ambientare il film a Treviso, città che dal punto di vista cinematografico non risulta fra le più sfruttate e che garantisce delle location gradevoli per l'occhio dello spettatore. Si tratta di un film "piccolo", girato con mezzi limitati ma con indubbia passione, sicuramente penalizzato da un'uscita estiva che non gli ha consentito di poter arrivare ad un pubblico più ampio.
Il regista ha saputo dirigere con bravura i due protagonisti Francesco Centorame e Pierpaolo Spollon, entrambi molto coinvolti nel progetto e capaci di recitare con grande naturalezza i ruoli dei due padri single, ben affiancati da Ludovica Martino, dai due bambini e dalle due attrici che fanno le madri, Paola Buratto e Mariana Lancellotti. Nel finale non manca una nota polemica contro certe leggi che non consentono in ospedale di poter visitare un bambino con cui non si hanno legami di sangue, a dimostrare anche un buon impegno civile da parte di regista e sceneggiatore, che hanno, ad ogni modo, voluto creare una sorta di favola sulla paternità che ha il pregio di mantenere un aggancio non scontato con la realtà sociale.
Voto 7/10
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