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Una pallottola spuntata

Regia di Akiva Schaffer vedi scheda film

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La recensione su Una pallottola spuntata

di Souther78
4 stelle

Questo film segna il de profundis del genere, che è partito da lontano, con il finto buonismo globalista, che ha isterilito gli animi e i rapporti umani e sociali, producendo una società malata e incapace di ridere di se stessa, poichè convinta a scagliarsi come un cane rabbioso contro chiunque provi ad accennare una ironica caricatura.

 
C'era una volta una miniserie, intitolata in italiano "Quelli della pallottola spuntata", nata in USA nel 1982, e che nel 1988 sarebbe divenuta un film. Il suo protagonista, un 56enne, poi 62enne Leslie Nielsen, attore affermato nei ruoli demenziali, specie con il trio Zucker Abrahms Zucker. La sua comicità consisteva nell'essere sempre serio e composto, pur esibendosi nei panni di personaggi inverosimili o totalmente ridicoli. Il primo film, largamente ispirato alla serie che l'aveva preceduto, faceva il verso ai tipici film/telefilm polizieschi americani, in particolare quelli dagli anni '50 agli anni '70, come per esempio Dragnet. Il titolo originale, in italiano totalmente insignificante, a sua volta faceva il verso a Lo sperone nudo (The Naked Spur), da cui l'originale The Naked Gun, cioè La pistola nuda. Sorvolando sulle fantasiose titolazioni italiche, la trilogia cinematografica ha retto perfettamente, mantenendo lo spirito dell'originale, e, soprattutto, la comicità stralunata del suo protagonista. Questa operazione commerciale (ma siamo buoni: vogliamo credere anche di tributo e passione per l'originale) del 2025 vede coinvolto Seth McFarlane, che è notoriamente un patito di cinema e di parodie, e lo ha dimostrato a partire dal suo Family Guy. Purtroppo, McFarlane sembra aver da tempo esaurito la propria vena creativa e originale, e come spesso accade è ormai divenuto un mestierante.
 
Le premesse per far fallire l'operazione c'erano tutte: da un deus ex machina non più in spolvero, a un modello di ispirazione alquanto elevato e oltretutto di rara piacevolezza, nel panorama del cinema parodistico, a un protagonista totalmente dissimile come genere. E qui veniamo a Liam Neeson: qualcuno rammenta di averlo mai visto in un film comico o commedia? Per motivi tuttora incompresi, all'alba della terza età è passato dal cinema impegnato al pestatore di turno, senza aver peraltro mai avuto nè il fisico nè le capacità di combattimento, per giustificare un simile passaggio, tra l'altro ironicamente sbeffeggiato proprio da McFarlane attraverso un episodio de I Griffin. 
 
Liam Neeson in questo ruolo non c'entra nulla, e stupisce chi afferma il contrario. Non ha la vis comica, e l'unico aspetto meritorio è semmai la sua capacità di apparire serio nelle situazioni inverosimili che lo vedono protagonista. Ma questo non è sufficiente a renderlo divertente: gli mancano gli sguardi, le espressioni, e forse anche semplicemente la faccia buffa (rectius: faccetta buffa!) di Nielsen. E su questo non c'è niente da fare. A posteriori, forse ci si sarebbe dovuti chiedere: La pallottola spuntata avrebbe potuto essere il successo che è stata, senza Nielsen? Forse no. Sicuramente qualunque altro attore non le avrebbe donato la comicità che ha portato Nielsen. Poi, dal momento che questo Frank (Junior, anche se non viene mai chiamato così) dovrebbe interpretare il figlio, e considerando che il figlio sarebbe dovuto nascere nel 1994, e avere quindi 31 anni, metterci Neeson, 73enne, sembra alquanto assurdo. Ma non basta. Visto che qui deve comunque apparire molto più giovane (anche perchè se avesse l'età anagrafica, il suo personaggio dovrebbe essere pensionato da tempo), perchè mettergli accanto pure una diva ormai decaduta e anziana come Pamela Anderson? Sembra proprio che a parlare siano stati la nostalgia di McFarlane per il tempo che fu, e, forse, il desiderio di richiamare nello spettatore il sapore degli anni '90, che hanno visto l'affermazione sia della Anderson che di Neeson, oltre ad aver rappresentato il capolinea della trilogia.
 
Purtroppo fin dalla prima scena è chiaro dove si andrà a parare, e come altri hanno acutamente osservato, c'è una sola scena divertente (presumo alludiamo tutti a quella dei raggi X), mentre il resto è noia, sonnolenza, perplessità e a tratti squallore.
 
Dispiace, e molto, ma è un po' come quando sentiamo parlare Lino Banfi dei bei tempi delle commedie scollacciate, e lo sentiamo rinnegare lo spirito con il quale si rideva al tempo: non si capisce se è solo un piegare il capo alla modernità e al fintobuonismo di stampo globalista-massonico, o un essersi fatti lavare il cervello da esso, e quindi crederci. Fatto sta che chiunque non sia in malafede o troppo vittima del pensiero unico globalista che martella ovunque non può non vedere come il nazismo intellettuale consista proprio nel rendere un tabù qualunque diversità o problematica, fingendo che si sia tutti uguali, e, quindi, solo tramite questo artifizio, ci si possa trattare tutti con pari rispetto. Così non è: io posso chiamare cieco o ricchione qualcuno, e rispettarlo. Oppure posso chiamarlo "videoleso" (cit.) od "omosessuale", e ghettizzarlo di fatto, pur ostentando espressioni neutre. E così, sotto la incessante propaganda mirata a rendere il mondo un luogo di insicuri, persone ipersensibili, di contrapposizioni continue attorno al nulla (divide et impera!), ormai perfino il pubblico non può permettersi moralmente di ridere e sorridere di ciò cui l'animo umano si è sempre nutrito per farsi 4 sane risate, a partire dalla ridicolizzazione del "diverso". Il problema, quindi, è voler fare oggi un film dissacrante, quando la dissacrazione è bandita per definizione: il risultato è un'opera che non dissacra nulla, per un pubblico che non sa ridere di se stesso, quindi non sa ridere nemmeno degli altri, considerando qualunque abbozzo di parodia un'offesa gravissima.
 
Il fallimento di questo pseudo-sequel è il fallimento di una società che ha perso di vista i principi della vita, che si è lasciata imbastardire ad arte da un pugno di massoni, che ormai hanno accumulato ricchezze tali da non potersi nemmeno più nascondere, mentre il pubblico non si pone nemmeno due domande, quando vede fallire la MGM (per il teatrino coviddì messo in piedi dai signori di cui sopra), comprata a 2 soldi da Amazon, e, anzi, paga volenteroso il "biglietto" della propria poltrona di casa per mungere la mammella di mamma Amazon, senza rendersi conto che la vera mucca da mungere è proprio lui.
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