Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
Per tentare probabilmente di replicare il successo ormai quasi decennale di Perfetti Sconosciuti (id.; 2016) capace di varcare anche i confini di casa nostra per essere riadattato alle più diverse latitudini, Paolo Genovese mette mano a un cast per molti suoi elementi analogo - Marco Giallini ed Edoardo Leo – cercando di dare vita a una nuova commedia girata in interni nella quale nuovi dubbi, non di amicizia ma affettivi, dei due protagonisti, vengono in tal caso scandagliati dalle rispettive coscienze, attente a ciascuna mossa, supposizione, ipotesi e reazione altrui e propria. Nella quale la fanno da padrone le lotte interne, fra i diversi aspetti caratteriali, facendo prendere il sopravvento, volta per volta, a l’uno o all’altra inclinazione. Caratteri suddivisi in quattro sfere emotive per ciascuno. Passando quindi dall’irruenza, alla sensualità. Dalla razionalità, alla dolcezza: tutte declinate grazie alle capacità, principalmente comiche di chi interpreta ciascun lato caratteriale. Si strizza nemmeno troppo velatamente l’occhio a Inside Out (id.; 2015) pellicola di animazione che scandagliava i sentimenti e le emozioni. Lo stesso regista ammette che l’idea del soggetto gli sia venuta non vedendo il film Disney ma molto prima, ma è vedendolo che ha avuto l’idea per farne una pellicola che cerchi di capire, in maniera ironica, come ci comportiamo di fronte all’altro. Come la differenza di genere (uomo/donna) sia sempre più labile di fronte a eventi, situazioni e soprattutto contrattempi, come la chiamata di una figlia a metà di una cena, con la commensale che s'interroga in merito a con chi stia conversando il proprio ospite.
Gli attori che rappresentano le varie “caratteristiche sentimentali” sono tutti calate nei rispettivi ruoli in maniera forse eccessiva, ma decisamente efficace. Da Claudio Santamaria nel ruolo di Eros, a Vittoria Puccini in quello di Giulietta (perché legata alla sfera affettivo - romantica). Dalla razionalità con le sembianze di Giallini fino a Claudia Pandolfi che identifica il lato caratteriale che vuole affermare l'identità femminile e femminista. Ma la pellicola si perde in troppi inevitabili ping pong fra quel che accade fra i due protagonisti e le rispettive coscienze con una lentezza eccessiva che fa spesso perdere il filo della sceneggiatura.
Film che comunque si può vedere non illudendosi di trovarsi di fronte a verità assolute e nemmeno davanti a un nuovo caso cinematografico del livello di Perfetti Sconosciuti. Ma pellicola che esattamente come quest'ultimo meriterebbe probabilmente una trasposizione teatrale che ne amplierebbe la vis comica a discapito di un lato cerebrale a volte troppo eccessivo.
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