La recensione su Laghat - Un sogno impossibile

di alan smithee

4 stelle

TFF 43: ZIBALDONE

Andrea, figlio più piccolo di un abile e non proprio limpido antiquario e commerciante di mobili antichi, fu un apprezzato e promettente giovane fantino, attitudine che gli fu trasmessa dalla madre, ex moglie di suo padre, fuggita da tempo e poi deceduta, che gli diede soddisfazioni in passato facendolo emergere come promessa dell'equitazione.

Il caso vuole che, durante una trattativa commerciale, il ragazzo, ormai lontano da anni dal mondo dell'equitazione, incontri il suo vecchio allevatore francese (lo interpreta il noto attore francofono Hippolyte Girardot), che gli propone di tirare a cavalcare per lui, allenando un cavallo particolare : il bellissimo puledro nero Laghat, splendido ma messo in crisi da un fungo ad un occhio che lo rende quasi impossibilitato a vedere dall'occhio malato.

Nonostante le cure perpetrate, l'equino non migliora, ma Andrea scopre che, nonostante ciò, il cavallo riesce a vedere ugualmente e ad affrontare la corsa.

Per questo convince il proprietario della bestia ad iscriverlo a corse ufficiali, sperando di tornare ad essere un vero fantino, e lasciandosi dietro il torbido mondo degli affari del padre, per il quale appare più idoneo sui fratello maggiore. Ma Andrea farà tutto ciò per il bene proprio, o invece si dimostrerà in grado di venire incontro alle problematiche reali del bellissimo destriero?

Le apparenze inducono a pensare che il ragazzo sia tutto preso da motivi di orgoglio e soddisfazione personale, almeno fino a quando l'attrazione per una scrupolosa giovane fatina, lo indurrà a riflettere seriamente sul suo arrogante modo di comportarsi.

Dedicarsi ad una storia di cavalli ambientata ai giorni nostri senza finire vittima di ricatti emotivi o in derive consolatorie e strappalacrime, potrebbe sembrare una sfida persa ancora prima della partenza.

Liberamente ispirato al romanzo di Enrico Querci, Laghat - Un sognoimpossibile, che riporta in regia l'italo francese Michael Zampino, responsabile di L'erede, film interessante del 2010 con Guja Ielo, evita questi pericolosi ostacoli, ma cede un po' quando si impegna a circoscrivere la storia di eccentrici personaggi di contorno, come quello dell'ingombrante e grossolano padre del protagonista, interpretato dal versatile ma qui un po' macchiettistico Edoardo Pesce, volenteroso, ma non proprio centrato nel contesto del film.

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