Regia di Dani Rosenberg vedi scheda film
Of Dogs and Men (2024): locandina
Kibbutz Nir Oz , quello più vicino a Gaza , qualche giorno dopo il 7 ottobre 2023.
Dar, adolescente di sedici anni, visetto attonito e sofferente pieno di grandi occhi neri, è una sopravvissuta. Per due giorni e due notti gira fra le macerie, cerca Shula, il suo cane; la madre è stata portata via quella notte, lei si era nascosta sotto il letto nella stanza “di sicurezza”. E’ una cosa detta più volte, “la stanza di sicurezza”. Lascia perplessi, quale sicurezza in quelle case? Tante cose sui kibbutz israeliani non sapevamo.
Un film di solitudine, silenzio e morte. Dar incontra qualche sopravvissuto come lei, si respira un clima di tragico stupore, nelle case tracce di vita passata, foto alle pareti, auricolari in un cassetto, libri e dischi, fuori panni ad asciugare sul filo, la macchinina giocattolo di un bambino.
Notizie del massacro terrorista poche, voci su video del cellulare da Istagram, Tik Tok e via socializzando parlano di sangue in giro, lenzuola sporche di sangue, morti e feriti, bambini e adulti, esecuzioni di massa, ma c’è una distanza fra il presente di Dar e quelle immagini, quei racconti, che accentua il clima assurdo di un orrore che ha attraversato quei luoghi lasciando tracce sanguinose ma anche folti cespugli che ondeggiano al vento e alberi gonfi di frutti, il tempo va avanti con le sue stagioni.
Pattuglie israeliane la lasciano passare, sullo sfondo fuochi su Gaza, una voice over dal diario della madre racconta di anni novanta, presagi e momenti sereni.
Of Dogs and Men (2024): Ori Avinoam
Natan, un anziano sopravvissuto che aveva fondato il kibbutz. Dice : “Non siamo nazisti, non possiamo sterminarli“.
Nora, altro incontro, animalista che gira a salvare gli animali: “Ho chiuso gatti nella federa di un cuscino e ho tirato la lampo”; un uomo terribilmente affranto che invoca la bomba atomica, soldati che fanno il loro lavoro senza mostrare alcunchè, routine o cosa?
C’è di tutto nel breve sviluppo di questo lungometraggio girato in tempo reale, prima che tutto precipitasse in un abisso immenso da cui si esce solo sconfitti.
La piccola Dar col cane ritrovato (ma non è il suo, è un povero infelice anche lui) ci lascia fra le ombre della sera seduta alla fermata dell’autobus, probabile che non passi nessuno.
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Arrivati a questo punto il pensiero corre a Claude Lanzmann e al suo lavoro sull’esercito israeliano prodotto nel 1994, Tsahal.
Inutile chiedersi cosa avrebbe detto delle tragiche circostanze di oggi, chi lo conosce può immaginarlo. Ci piace, da quel lavoro, citare la parte finale, là dove il titolo è “Sul problema dei territori occupati”.
David Grossmann e Amos Oz furono chiamati trenta anni fa ad esprimersi sul problema che, fatta salva l’ostinazione genocidiaria dei governanti odierni, scava nel fondo del problema. Ascoltiamoli e, per tutto il lavoro di Lanzmann su questo e sulla Shoah si rimanda alle schede del database.
Grossman (2021): David Grossman
Ma l’occupazione è la malattia. Questi territori sono occupati. Impiego della forza, coprifuoco, persecuzione di donne e bambini, sono i sintomi di una malattia. Più resteremo in questi territori più saremo piagati da questa situazione che ci sembra insolubile, più diventeremo estremisti, brutali, violenti e aggressivi. Tutto ci accadrà. E’ scritto su ogni muro. Quanto agli individui, alcuni agiscono con brutalità, crudeltà, come animali. Questo esiste fra noi, dobbiamo riconoscerlo. Se vogliamo essere onesti e trattare la questione con serietà, bisogna utilizzare le parole giuste e raschiare via tutta la sporcizia accumulata sulle parole. Questi territori sono occupati. Una delle ragioni per cui Israele è stata così sorpresa dall’Intifada, così poco preparata di fronte ad una tale situazione, è che le parole erano molto, molto sporche. Ogni altro paese al nostro posto, imponendo la sua legge a due milioni di persone che ci rifiutano, si sarebbe aspettato una sollevazione di massa e avrebbe preso le misure necessarie. Israele non era preparata perché non si vedeva come occupante. Israele non capiva che lì c’è un popolo oppresso. Se voi andate in piazza, se descrivete l’angoscia, la sofferenza, tutti i tormenti di questi esseri, ci saranno persone che diranno:”Traditore! tu scrivi contro di noi. Tu mostri i nostri panni sporchi”. Io non sono d’accordo, penso che chi testimonia con sincerità e serietà è forse più fedele ai valori più profondi dell’ebraismo e di Israele. Più di quelli che lo stigmatizzano per questo.
Amos Oz: Voci censurate (2015): Amos Oz
Non esiste occupazione secondo il diritto umano. Questi termini sono contraddittori. E’ come dire “stupro amichevole”. Non esiste “stupro amichevole”, né l’occupazione militare di diritto. Forse Israele non poteva evitare un’occupazione militare. Nel ’67 bisognava occupare Gaza e la CisGiordania. Ma un’occupazione militare è un’occupazione militare. Non coloriamo le cose di rosa, essa dev’essere transitoria, non permanente. Se è uno stato permanente degenera e puzza.
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Questo e tanto altro Claude Lanzmann dice e fa dire, ma purtroppo nel 2018 è morto ed ora riposa in pace.
Le dernier des injustes - L'ultimo degli ingiusti (2013): Claude Lanzmann
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