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Eros e Thanatos

Regia di Marino Girolami vedi scheda film

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La recensione su Eros e Thanatos

di mm40
2 stelle

Dopo aver consumato in un bosco, un uomo paga una prostituta per fotografarla con delle ferite che le si rivelano fatali; l'uomo fugge ma un guardone testimonia contro di lui. A processo però l'imputato viene difeso da un avvocato che calca la mano sulla psicologia perversa e maniacale del suo assistito per dimostrarlo incapace di intendere e di volere.


Blanda, blandissima psicologia da quattro soldi e una chiara volontà di provocare guidano la mano di Marino Girolami quando scrive la sceneggiatura di questo Raptus, distribuito anche come Eros e Thanatos (peraltro evocati nella didascalia di apertura, che cita una frase di Marcuse); il substrato profondamente maschilista della storia è, sì, evidenziato in maniera aperta per poterlo doverosamente criticare, ma a conti fatti tale critica – siamo pur sempre nel 1969 – è davvero sterile, superficiale. Come superficiale è la lettura psicopatologica del protagonista e degli altri personaggi della pellicola, uomini e donne; tanto scottante però poteva risultare un'opera simile per l'epoca, che Girolami ha scelto lo pseudonimo Jean Bastide per firmare la regia. Le cose più convincenti del film sono, a conti fatti, la confezione moderatamente sobria – ma la censura era in quel momento ancora abbastanza severa – e la colonna sonora (Piero Umiliani... bella forza!), mentre senza infamia e senza lode risulta il cast, composto da qualche nome poco conosciuto (Umberto Liberati, Caterina Barbero) e una miriade di caratteristi del nostro cinema tra cui Enzo Andronico, Piero e Folco Lulli, Pierre Cressoy, Krista Nell, Mirella Pamphili, Attilio Dottesio, Maurizio Merli e Silvio Bagolini, con un ruolino anche per Jimmy il Fenomeno, più che mai in parte nei panni di un internato in un ospedale psichiatrico. Un'ora e mezza scarsa di durata. 2,5/10.

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