Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
Opera di propaganda new woke, che non cela alcuna reale critica a un sistema perverso e deviato, solo all'apparenza oggetto di "dibattito", ma palesemente accolto come normale. Film ideologico, che non si può qualificare come thriller, e che, se non si è completamente succubi del sistema, non può che risultare disturbante e odioso.
A quanto pare, esser portabandiera del movimento (massonico/rockefelleriano) lgbqt paga, tanto da fornire un biglietto di sola andata Crema-Hollywood a un regista che definire mediocre, nel panorama nazionale, è più che generoso.
Neppure poteva mancare, in un simile contesto, una delle star (mancine) più influenti di Hollywood: Julia Roberts, che peraltro non è mai stata nè un fenomeno di attrice, nè tantomeno di rara bellezza. Decisamente troppo alta, e con una bocca troppo larga, possiamo escludere che la bellezza abbia colmato le lacune recitative. Ma, si sa, i mancini/addotti* sono agevolati (vd. Brad Pitt, Angelina Jolie, Tom Cruise, Nicole Kidman, etc.), e così continuiamo a trovarli, guarda caso sempre nelle opere recanti un certo messaggio. In questo caso, qualcuno ha osservato come l'opera vorrebbe stigmatizzare il perbenismo dilagante. Francamente non sembra per nulla questo il caso. Semmai sembrerebbe che, con il pretesto di aprire un dibattito apparente, si finisca semplicemente per normalizzare e diffondere una società e un modo di pensare/agire/vivere auspicato dal regista.
Il contesto socio-culturale è una Yale opportunamente rimodellata sull'intellighenzia europea, attribuendo a questi cattedratici pretese di spessore ben più consistenti che nella realtà. Vero è che l'autocompiacimento, in questi circoli, è totale e stomachevole, così come anche l'ipocrisia. E questo, faticosamente, si evince dal film. Il problema è tutta la cornice, ridondante, barocca e autoreferenziale, che straborda dall'inizio alla fine. Inoltre, sorbirsi oltre due ore di vittimismi beceri new woke, che sia per critica (e non lo crediamo), che sia per celebrazione, oppure ancora per normalizzazione, poco cambia: la visione è decisamente insopportabile.
Purtroppo il cinema odierno, considerando anche le forze in gioco e la concentrazione mai vista prima delle produzioni nelle mani di pochi gruppi di nome, e di uno solo di fatto (la cordata Blackrock-Vanguard, che controlla Amazon, Apple, etc.), si distingue immediatamente in due tipi soltanto: di propaganda o indipendente. Per 95 film di propaganda, ne troviamo forse 5 indipendenti. Quando si riconosce un'opera per essere di propaganda pura, è impossibile separarla dal portato ideologico, che ne costituisce la ragione e l'essenza, e, pertanto, non si può che attribuire un punteggio "politico" a un'opera politica. Punteggio che, in questo caso, dovrà essere minimo.
Potremmo considerare opere come questa una sorta di test: se, vedendola, qualcosa non vi "risuona", allora avete maturato un senso critico nei confronti di ciò che vi circonda. Se, al contrario, vi sembra tutto normale e innocente... non avete speranze.
*stando agli studi del Prof. Malanga, tutti gli addotti sono mancini o ambidestri, il che significa che le persone ai vertici della società che mostrano una tale attitudine (da Giulio Cesare a Einstein, da Alessandro il Grande a Hitler, da Zuckerberg a Clinton) sono semplicemente pupazzi controllati da entità non umane.
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