Regia di Francesco Costabile vedi scheda film
Ammetto di essermi avvicinato a questo film solo ed esclusivamente per curiosità culturale, perché se n'è parlato in merito al fatto che è stato scelto a rappresentare il nostro paese, come concorrente per la selezione del miglior film internazionale agli Oscar prossimi venturi. Ora, non ho visto tutti i film papabili, ma portare "Familia" mi sembra un azzardo, e sono buono. Uscendo dal discorso Oscar e limitandomi solo al film, devo dire che avrei potuto tranquillamente passare due ore in altro modo. Lo immaginavo, lo presentivo, e pur sforzandomi di guardare il film senza preconcetti, "Familia" raggiunge a stento la sufficienza. Costabile, un regista normalissimo, al limite del televisivo, prende una storia vera, un'autobiografia, e ne ricostruisce i contorni, portando a termine un film cupo, cupissimo, nel cuore della (solita) periferia romana (rivoglio Mazzacurati!) che poi ben si presta a storia "de cortelli e de fasci". Un padre violento, due "regazzini" venuti su male, una madre forte ma sottomessa alle botte. I "regazzini" crescono, e uno, il protagonista, diventa fascio, con tanto di esaltazione del Duce e della Decima (ma vaffanculo!), e ovviamente finirà per scontrarsi col padre, che nel frattempo, dopo essere stato allontanato dalla famiglia, torna al nido materno. Gli attori si danno da fare, l'accento romano lo conoscono bene, e il resto è tagliato con l'accetta, solo un passo più avanti di una media serie televisva di Tele Meloni. Il finale lo si capisce subito, dall'inizio, anche senza aver letto il libro. Certamente è un film robusto, duro, un melodramma buio, ma è visto e stravisto, finanche nei dialoghi e nei ghigni. Scelta incomprensibile per un film dimenticabile.
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