Regia di Mel Gibson vedi scheda film
Un collaboratore di giustizia (Grace), ex contabile di un padrino, deve testimoniare in un processo per mafia. Per farlo, deve essere trasferito in aereo dall'Alaska ad Anchorage, scortato da una U.S. Marshal (Dockery). Peccato che il pilota sia un killer psicopatico (Wahlberg) che renderà difficilissima l'operazione.
Quasi interamente girato all'interno della cabina del velivolo, Flight Risk è da ogni punto di vista un film minore di Mel Gibson, che ci ha abituati alla magniloquenza di Braveheart, La passione di Cristo, Apocalypto e Hacksaw Ridge. Qui l'ultraconservatore, razzista, omofobo e misogino regista e attore americano ingaggia un altro che ha le sue stesse attitudini (compresa la facilità con cui entra ed esce dal carcere) come Mark Wahlberg, gli affianca un paio di attori inespressivi e tira fuori un film da un'ora e mezza - sceneggiato da Jared Rosenberg - al minimo sindacale, nel quale cerca di strappare qualche sorriso allo spettatore, pigiando sul pedale del grottesco. Eppure, nel suo essere un Con Air in formato ridotto, il film scorre. Il cinema di Gibson resta reazionario e manicheo, ma anche in questo B-movie aereo riesce - suo malgrado - a offrirci uno spaccato ideologico dell'America fentanylizzata, dove perfino il deus ex machina (l'invisibile personaggio, il più azzeccato del film) ha accento arabo. Un mero accidente?
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