Regia di Gints Zilbalodis vedi scheda film
Bello bello, un Oscar meritato, anche se il film forse non è per tutti.
Quando vidi Il robot selvaggio (osannato da tanti), alla fine l’impressione era un po’ quella del “Tutto qui?”. Francamente, fattura al top, ma una storiella ai minimi, l’insieme di tante cose già viste, per un film complessivamente carino. Andò alla corsa per gli Oscar e, sinceramente, speravo non vincesse, in quanto personalmente non ritengo abbia nulla che spicchi rispetto a tanti altri film discreti. Poi sentii che in lizza c’era pure questo, Flow, e chi l’aveva visto ne parlava gran bene, ma molto, mica poco. Alla fine l’Oscar per il migliore cartone animato (lo so, animazione etc…) è andato proprio a Flow. Che è più bello dell’altro ed è proprio un film che merita. Capiamoci, non l’ha cagato nessuno, per l’altro si sono fatte le file (esagero, ma ha incassato bene), questo è invece il classico film minimalista, ovvero, il classico gioiellino.
Magari questo attirava meno. Non è parlato, ci sono solo animali, animali veri, cioè non è che si alzano in piedi a fare battute. Non ci sono umani, nel film; è ambientato in una specie di post disastro: niente uomini, ma alcune case, alcune statue (talmente strane, queste, che ti dici, boh, magari non è neanche ambientato sulla Terra) e soprattutto inondazioni, l’acqua che sale per un qualche cataclisma e continua a salire, ogni tanto. Protagonista è un gatto che, con l’acqua che sale, alla fine trova rifugio in una piccola barca a vela, sulla quale, per motivi simili, finiscono un capibara, un cane, una scimmietta e anche un serpentario, che è un uccello grosso che, come da nome, schiaccia e si mangia serpenti, se capita, con le sue zampone (ma vola, pure). Il gruppetto è alla deriva, in un mondo magnifico, si comportano come animali “veri”, tanto che la parte più debole è proprio quella dove ciò non accade, quelle in cui il serpentario, o il capibara, dirigono il timone.
Detta così, attrae zero o meno 1, temo, ma in realtà è un film da 7/8, che appassiona e che è stato realizzato con una tecnica stupefacente, con una squadra che ha usato un software free e open source di nome Blender (non mi intendo, ma l’uso è stato straordinario), che ha permesso una regia e delle inquadrature veramente efficaci.
Alla fine è costato solo qualche milione, incassandone una cinquantina in giro per il mondo. Come detto, ha vinto l’Oscar, ma non solo, era pure nella cinquina dei migliori film stranieri, rappresentando la Lettonia. Paese in cui sono andati fuori di testa per la vittoria: l’Oscar è stato messo direttamente nel Museo nazionale della capitale, il regista è stato eletto cittadino dell’anno, e hanno fatto statue, francobolli, un trionfo. Ha pure vinto il Golden Globe, per dire. Bello bello, un film un po’ magico, pure. NB Come spesso accade, il sottotitolo italiano (un mondo da salvare) non ha alcun significato e non c’entra nulla. Ma là è un problema di titolisti e patologie.
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