Regia di Alexander Payne vedi scheda film
Non aggiungerò certo nulla alle centinaia di commenti e opinioni su questo film, ma in questo caso, dire la propria é quasi un dovere. Il film non é perfetto, ma piacevole e per niente superficiale. In fondo, suona quasi come l'avvertimento di non sprecare la propria vita, di "fare la differenza" almeno una volta, di essere indispensabile per qualcuno. E dopo un film che dietro la maschera del sorriso e del grottesco nasconde un'immensa amarezza, il finale lascia un posticino per la speranza e per la consapevolezza che in fondo, per essere speciali, bisogna solo desiderarlo.
L'importanza dell'interpretazione di Nicholson, non é tanto nella sua intensità, che é come sempre al di sopra di ogni commento, ma nell'essere, in fin dei conti, uno dei punti cardine di un'evoluzione artistica che é cominciata nel 1963 e che speriamo durerà ancora a lungo. Dire che sia la sua migliore interpretazione forse é un po' azzardato, ma é vero che in questo caso si nota fra tutto e tutti. Il punto é che, considerando, ad esempio, la sua interpretazione in "Shining", era a dir poco impossibile tentare di nascondere l'operato di un certo Stanley Kubrick; nel caso di "About Schmidt", la regia e gli interpreti sono sicuramente discreti , ma non inarrivabili come Nicholson (a parte Kathy Bates che é magnifica con tutti i suoi chili in più), che concentra sul suo viso e sui suoi occhi tutto l'interesse del film e ... incanta!
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