Regia di Franco Rossi vedi scheda film
Aldo e Bruno sono due amici romani molto differenti caratterialmente, ma uniti dalla ferma volontà di non faticare. Il primo, più ingenuo, si lascia manipolare dal secondo e finisce in un giro di prostituzione e di rapine; la situazione non tarda a degenerare, naturalmente.
Dopo pochi secondi di visione i titoli di testa illustrano il team di scrittori del film: trovare il nome di Pier Paolo Pasolini tra gli autori del soggetto può sorprendere, ma fino a un certo punto. Perché con il passare dei minuti Morte di un amico diventa un film sempre più pasoliniano, una sorta di anticipatore di Accattone e Mamma Roma che il poeta e cineasta friulano girerà di lì a poco. Ma non è tutto qui, perché il team di soggettisti vede le presenze anche di Giuseppe Berto, Oreste Biancoli e Franco Riganti, mentre quest’ultimo firma la sceneggiatura insieme a Ugo Guerra e al regista Franco Rossi. E che ci sia stato tanto lavoro dietro la stesura del copione pare evidente, perché la pellicola è sostenuta da notevoli spunti e da molteplici momenti più o meno memorabili, tanto che viene da chiedersi come sia possibile che Morte di un amico sia stato considerato uno dei lavori meno interessanti di Rossi, nonché un titolo per lungo tempo dimenticato e riemerso dai meandri del web solamente a oltre sei decenni di distanza dalla sua uscita in sala. La descrizione della vita balorda dei due protagonisti è efficace e così pure sono le situazioni descritte nella trama, con l’evidente pecca dello spoiler clamoroso nel titolo; tra gli interpreti, accanto al duo centrale formato da Spyros Fokas e Gianni Garko, troviamo Didi Perego, Angela Luce e Fanfulla. Il ritmo narrativo è alto e le psicologie dei personaggi funzionano a puntino: davvero, Morte di un amico non sarà un capolavoro, ma certo meritava miglior fortuna. La successiva prova di Rossi sarà molto distante, sia nei contenuti che nel genere, ma anche nella riuscita: Odissea nuda (1961), con Enrico Maria Salerno. 6/10.
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