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The Surfer

Regia di Lorcan Finnegan vedi scheda film

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Ted_Bundy1979

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La recensione su The Surfer

di Ted_Bundy1979
7 stelle

Emozionante ''re-visione" del personaggio di Ned Merrill divenuto da "The Swimmer", adesso "The Surfer".

perche anche se i giovani recensori non possono probabilmente avere di simili reminiscenze, tante sono le accostabili sensazioni del film di Lorcan Finnegan che ti rimandano a memoria all'amaro "Un Uomo a nudo" di Frank Perry e Sydney Pollack, realizzato in un anno oramai tanto lontano quale il 1968, con un eccelso Burt Lancaster nel ruolo del meraviglioso perdente,fallito, Merrill.

Finnegan è riuscito dall'Irlanda in trasferta all'Australia nel realizzare un'opera che sotto una vasta parabola psicologica distesa almeno fino alla sua ultima mezz'ora, e all'apparente mera "rivitalizzazione" interna soltanto a prima vista all'immortale "genere" di vendetta , e del filone australiano sull'inospitalita dei luoghi come degli abitanti verso chi non è del posto, quindi la succedanea  distruzione dello "straniero" visto come corpo estraneo, un mezza sega "sfigato", un intruso(da cui il paragone obbligato con "Outback"[Wake in Fright][1971]di Ted Kotcheff), tentando sotto questa superficie un discorso riuscito e in maniera non banale, sulla sconfitta sociale e la facilità nel perdere la propria vita, il lavoro, la posizione economica, la casa avita di famiglia e dei propri ricordi di gioventù, la bella macchina di lusso, la famiglia propria, oltre che persino il proprio passato in vista, ormai dimenticato da tutti.

Oltre a offrirez grazie ad un Nicolas Cage sempre più il "N°1" degli attori maggiormente istrionici e trascinanti ad ogni latitudine, un ritratto non da poco sulla malvagità insita nell'uomo verso chi cade più in basso, e non soltanto in terra d'Australia, che quasi sempre per ignavia o stupidità infierisce sadicamente su chi è -o almeno sembra- sotto, la regia scientemente ritardando il momento catartico della vendetta dello sconfitto e del perdente, a cui capitano davvero in un ora e quaranta le disgrazie più inenarrabili e rivoltanti, bastanti per una vita intera. Catarsi e riscossa violenta che arriva, ma non come e nei modi che da spettatore ti aspetteresti. E oggi come oggi, anche questo dopo miliardi di film fatti e visti, non è cosa da poco.

Molte sono le sequenze d'antologia e tali nella comparagonazione più apocalittica tra la propria condizione di disceso drammaticamente nella scala sociale, emarginato e solo, e i biondi, abbronzati,  "medici", "avvocati", broker immobiliari per dimore di lusso, "guru" di nuove sette basate sul superomismo naturalista, dalle belle riuscite famiglie, donne ovviamente belle, bionde e abbronzate come loro, tanti figli pargoli, enormi macchine e suv di lusso; che sono invero una banda teppaglia di surfisti "localistici" e iniziatici, riunitisi in un vero e proprio culto neo-pagano violento e aggressivo, per soli uomini. 

Intelligente e acuto, metafora controcorrente senza aderire a nessuna avvertita "arietta" possibile da cinema "Qanon" è anche il discorso che Finnegan e il suo sceneggiatore Thomas Martin, compiono su miti e falsi miti agitati da certe parti sotto forma di contemporanea demonizzazione, del "machismo" e della riuscita maschile di vita soltanto attraverso alte professioni e posizioni sociali e il rifiuto invece di tutto questo, nella ''dottrina di "guru" Julian McMahon/"Scully", come dell'energia "green" tanto oggi indottrinata da certa propaganda. Vedere infatti il personaggio di Cage che discende sempre più alla condizione di disperato senza tetto, anche perché abbandonato da comfort oggi irrinunciabili e con potere di vita o di morte su noi stessi, tipo l'automobile(una Lexus ovviamente ibrida ovvero metà elettrica, la cui batteria ti abbandona proprio nel momento in cui forse te ne saresti veramente andato, salvandoti senza saperlo, e l'immancabile cellulare che si scarica nel momento peggiore, senza su di una spiaggia poterlo ricaricare). La strumentalizzazione della pedofilia a scopi teppistici di denuncia e ricatto giudiziario- la magnifica sequenza di Cage che vuole soltanto disperatamente telefonare dalla cabina pubblica nel parcheggio, e i teppisti ragazzotti adolescenti che glielo impediscono e vogliono soltanto umiliarlo ed seviziarlo ancora di più davanti a tutti-, i rapporti sessuali con le ragazzine minorenni plagiate dal cinquantenne "Scully", tanta tanta carne al fuoco, probabilmente troppa, ma risolta potentemente in uno dei migliori e più convincenti -nonostante il suo essere molto sopra le righe senza però mai dare la sensazione di vere esagerazioni, o forzature- finali finora visti quest'anno, anche grazie ad una superba colonna sonora, e a una magnifica fotografia quasi sempre in pieno sole, della spiaggia e del parcheggio, o del verde rubino del mare.

Premio alla migliore grafica dei titoli di testa e coda 2025. Anche questi, citazionistici del cinema anni '60 di "The Swimmer'', e ironicamente del filone dei film vacanziero-surfistici senza pensieri.

 

Ted_Bundy1979

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