Regia di Quentin Dupieux vedi scheda film
Al ristorante Le deuxième acte arrivano quattro clienti: Florence e suo padre Guillaume, e i due amici David e Christian detto Willy. Florence sta con David e vuole presentarlo a Guillaume, David vuole mollare Florence e ha portato Willy per fargliela conoscere e flirtare con lei.
Come sia possibile che Quentin Dupieux prosegua imperterrito dal 2010 (con una pausa tra 2015 e 2018) a scrivere, dirigere e spesso e volentieri (come in questo caso) curare la fotografia e il montaggio di un lungometraggio all’anno, non si riesce a capire. Soprattutto perché il livello delle sue opere è praticamente sempre lo stesso: sublime. Maestro di nonsense e surrealismo, in questo Le duexième acte il Nostro intraprende un viaggio ai confini della realtà che sfocia spesso e volentieri nella finzione, mescolando insieme la trama di un film e la vita fuori dal set, ma anche la creazione umana e quella dell’intelligenza artificiale. Sì, perché uno tra i primi cineasti al mondo ad ammonirci sul rischio delle follie dell’AI applicata alle arti è proprio Dupieux con questo film, per sua stessa ammissione scritto e diretto da un computer (!); ma non appena gli attori cessano di recitare, assumono nuovi ruoli e persino nuove sembianze, donando un ulteriore giro di vite al già caotico script. Il poker di interpreti centrali scelto dal regista è superbo: Vincent Lindon, Lea Seydoux, Raphael Quenard e Louis Garrel; a loro si affianca Manuel Guillot nel ruolo che fa da filo rosso per l’arzigogolata trama, aprendo e chiudendo la pellicola. Cosa è realtà, cosa fantasia, cosa rappresentazione e cosa proiezione: il nonsense – che di per sé scuote lo spettatore, ma non genera domande a cui si possa effettivamente rispondere – qui lascia spazio a riflessioni ben più profonde, se si vuole persino esistenziali. 7,5/10.
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