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Typhoon Club

Regia di Shinji Sômai vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Typhoon Club

di GranRoyale
10 stelle

Dobbiamo avere delle regole ed obbedire ad esse. Dopotutto, non siamo dei selvaggi.

 

La frase pronunciata dal piccolo Ralph ne Il Signore delle Mosche parla da sé. Ci sono delle regole per vivere in una società e bisogna seguirle, altrimenti è il caos.
Ma cosa succede quando la vita (la natura) ti mette nella condizione di non dover obbedire? Quando ad un tratto hai la possibilità di uscire dai binari anche solo per pochi giorni, o per una notte, cosa può accadere?

 

Come nel romanzo di Golding anche in Typhoon Club abbiamo dei ragazzi isolati. Non c'è l'oceano a dividerli dal resto del mondo ma è una tempesta a creare una barriera invalicabile. Non ci sono adulti, assenti e disinteressati, non ci sono regole. Per una notte l'intero mondo si restringe alle mura di una scuola.

 

Così, in poche ore, il buon senso perde il suo significato, la timidezza scompare, i rancori vengono a galla, il pudore si trasforma in euforia. Tutto ciò che è stato represso, nascosto e taciuto fino a quel momento, vede la luce.

 

Su tutte, la scena del tentativo di stupro è la più drammatica. Somai riesce ad incarnare nel ragazzo l'angoscia e l'alienazione dovute ad una condizione psicologica pregna dei traumi subiti durante l'infanzia. Lo stato di trance in cui il ragazzo agisce è interrotto solo dalla vista delle cicatrici sulla schiena della sua compagna di scuola, ferite in cui, probabilmente, rivede la violenza subita da lui stesso per mano del padre.

 

Tutto sembra poi concludersi come per i bambini sull'isola, l'arrivo dei soccorsi è sostituito dalla tempesta che cessa e dal nuovo giorno che arriva, tutto quello che è accaduto sta per essere dimenticato, come un incubo, o un sogno.

 

Ma a questo punto Shinji Somai mette il carico da novanta.
Mikami, il più maturo e riflessivo dei ragazzi protagonisti, ha visto troppo per dimenticare. Ha visto la cattiveria dei suoi coetanei, ha visto la pochezza degli adulti (rappresentata dal suo maestro), ha visto il fallimento della società.
Durante la notte, l'innocenza (sottoforma di palla bianca) lascia il suo corpo. Si costruisce il suo carro funebre e decide di pronunciare lui stesso il discorso al suo funerale.
Mikami sceglie di diventare un martire per far sì che quella tempesta (che è l'adolescenza) non venga dimenticata. Solo ricordando quello che è successo può esserci una speranza futura. Tentare di cancellare le esperienze vissute (come gli adulti nel film fanno con l'alcol), belle o brutte che siano, porta solo al ripetersi degli errori e dei fallimenti.

 

Il finale, secondo me, non è totalmente tragico, anche se la palla bianca che rotola nel fango nell'ultima scena lascia pensare che il sacrificio di Mikami non sia servito a nulla.

 

Film meraviglioso.

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