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The Apprentice - Alle origini di Trump

Regia di Ali Abbasi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Apprentice - Alle origini di Trump

di Ethan01
7 stelle

L'inarrestabile ascesa di Donald Trump (Sebastian Stan) nel mondo degli affari tra l'inizio degli anni settanta e la seconda metà degli anni ottanta, sotto l'egida del potente avvocato Roy Cohn (Jeremy Strong).

Distribuito nelle sale statunitensi poco prima delle elezioni presidenziali, e co-finanziato dall'imprenditore Daniel Snyder, sostenitore di Trump, "The Apprentice" nasce dunque, almeno nelle intenzioni, come un'opera con scopi chiaramente propagandistici, parabola quintessenziale del self-made man devoto alla patria, alla bandiera, alla tutela degli ideali americani e al capitalismo più che sfrenato. Ferme restando le intenzioni dei finanziatori, è invece piuttosto evidente che il risultato finale dell'opera ha ben poco di agiografico, e fornisce un ritratto della figura del futuro presidente tutt'altro che positivo e rassicurante.

Il giovane Trump, grazie "all'apprendistato" del corrotto Roy Cohn, suo mentore, si trasforma infatti da giovane inesperto e ancora contraddistinto da una certa dose di onestà e moralità a rampante e spregiudicato uomo d'affari, privo di scrupoli e ritegno, scorretto e fondamentalmente superficiale (come rivela il dialogo finale). E ovviamente l'allievo supererà di gran lunga il maestro.

La sceneggiatura contiene dei dialoghi abbastanza indovinati, e, benché si potessero approfondire meglio diversi aspetti della vicenda e del personaggio, risulta tutto sommato efficace. Peccato che la regia sia piuttosto anonima e caratterizzata da uno stile da videoclip, benché Abbasi abbia il pregio di mantenere, nonostante tutto, un punto di vista il più possibile asettico (e ciò rende ancora più raccapricciante il ritratto del protagonista). Ottima la performance "mimetica" di Sebastian Stan; piuttosto monocorde invece, ma in fondo efficace, Jeremy Strong nei panni di Cohn. Fotografia (brutta) di Kasper Tuxen, doppiaggio italiano non dei migliori. In mano ad un regista meno lezioso ne sarebbe uscito qualcosa di meglio, artisticamente parlando; ma la pellicola rimane comunque lodevole a livello contenutistico, per il coraggio con cui narra "le gesta" e la filosofia (tutt'altro che condivisibile) che anima l'uomo attualmente a capo della nazione più potente al mondo.

 

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