Regia di Andrea Segre vedi scheda film
Andrea Segre, regista della provincia di Venezia, propone un film che fonde le sue due anime registiche: il documentario e la finzione. In due ore che scorrono veloci, il film racconta un pezzo di storia italiana, concentrandosi non sull’intera vita di Enrico Berlinguer, ma su un aspetto specifico: il suo ideale, il suo sogno di sinistra, sì, comunista, ma alla ricerca di un’alternativa politica alla Democrazia Cristiana, che negli anni Settanta sembrava l'unica via possibile.
Segre offre una visione interessante, evitando di santificare Berlinguer. Piuttosto, cerca di cogliere l’anima convinta ma inquieta di un uomo che sognava un’Italia diversa. Il connubio tra finzione e documentario funziona bene, anche se in certi momenti il tono documentaristico prende il sopravvento. Tuttavia, il risultato finale è un’opera di qualità, capace di catturare l’attenzione e stimolare la riflessione.
Viene naturale chiedersi se avessimo davvero bisogno di un altro film sugli anni di piombo e sui loro protagonisti – Moro, Berlinguer, Andreotti. Probabilmente no, visto che il cinema italiano ha già esplorato abbondantemente queste vicende. Eppure, Segre riesce a raccontare la storia da una prospettiva diversa, offrendo nuovi spunti di riflessione.
Un aspetto interessante è come il tempo influenzi la memoria collettiva. Pensando al 2004, la morte di Berlinguer, avvenuta vent’anni prima, sembrava un evento lontano. Oggi, nel 2025, l’11 settembre 2001 non sembra così remoto, pur essendo trascorso un periodo simile.
Elio Germano è, come sempre, impeccabile. Riesce a restituire la voce e l’accento sardo di Berlinguer con grande precisione, confermando ancora una volta la sua straordinaria versatilità. Anche il resto del cast, da Roberto Citran agli altri interpreti, sembra in stato di grazia, probabilmente complice la capacità del regista di creare un’atmosfera intensa e autentica.
Questo è un film che andrebbe proiettato nelle scuole, ma non solo. Andrebbe studiato, analizzato e utilizzato per riflettere non tanto sulle ideologie (che restano soggettive) quanto su una pagina di storia italiana che rischia di essere dimenticata, sepolta sotto video virali su TikTok e post su Facebook.
Il rischio di perdere il contatto con il passato, però, non riguarda solo i giovani. Anche gli adulti, troppo spesso distratti e disinteressati, avrebbero bisogno di un film come questo per riscoprire le proprie radici e comprendere meglio il presente.
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