Regia di Gianluca Manzetti vedi scheda film
Sei influencer, ben noti nel mondo dei social network per le loro espressività ed attività, sono selezionati al fine di partecipare ad un contest, organizzato all'interno di un grande edificio isolato. Le regole della competizione prevedono che i concorrenti non abbiano rapporti con l'esterno se non tramite gli organizzatori, e siano, durante lo svolgimento delle sfide, ripresi da telecamere che garantiscano la diretta sul web. I sei personaggi, benchè intimiditi dall'atmosfera di mistero che aleggia nell'edificio, accettano la sfida, contando sull'apprezzamento del pubblico, sulla spigliatezza che li ha aiutati ad ottenere notorietà e consensi, sull'attitudine alla condivisione del proprio privato. Ma le prove cui vengono sottoposti si fanno via via più ardue e mettono sotto sforzo la loro tenuta psicologica, fino ad un epilogo drammatico. Un thriller decisamente "contemporaneo", per tematiche trattate. Il regista Gianluca Manzetti costruisce il suo racconto sulle conseguenze della degenerazione di dinamiche comuni nella medialità moderna. In particolar modo tra i giovani, i social media hanno preso il posto della televisione. Questi strumenti consentono un'interazione diretta tra il pubblico ed i creatori di contenuti, i quali hanno un immediato riscontro del loro indice di popolarità; in base alla consistenza di quest'ultimo, essi sono più o meno capaci di intervenire sul pensiero delle persone, sia intrattenendo, sia condividendo esperienze, sia facendo informazione. Quanto più essi sono graditi e/o convincenti, tanto più possono guadagnare, grazie a connesse attività di sponsorizzazione, dirette o indirette. Essi sono gli influencer; il facile accesso alle dotazioni tecniche necessarie e l'assenza di intermediari di "produzione" tra loro ed il pubblico che li segue sul web, lascia a questi soggetti un'estesa libertà espressiva, non sempre utilizzata con buon senso. Alcuni contenuti hanno scarso valore culturale; argomenti inconsistenti, umorismo di bassa lega, sesso "on demand". Altri possono essere decisamente dannosi; pur di avere notorietà e facile consenso, alcuni influncer ricorrono o danno visibilità, all'interno dei canali espressivi a loro dedicati, ad attacchi personali, menzogne, malignità, a danno di collettività o singole persone. I soggetti più deboli - inteso quale debolezza anche il semplice essere uno contro moltitudini - possono non sopportare; cadere nella disperazione; prendere decisioni estreme. Il racconto parte da qui; un suicidio. I sei influencer hanno una responsabilità condivisa sulla verificazione della tragedia; ognuno di loro, con una o più azioni, ha contribuito ad essa. E lo scoprono nell'esecuzione di una lunga ed elaborata vendetta, condotta in diretta streaming sui loro stessi canali di comunicazione. Pochezze morali, vergogne nascoste, vizi spregevoli, dettagli di vita privata che preferirebbero siano nascosti; tutto ciò è rivelato, quando non autonomamente dichiarato, di fronte ad un pubblico vasto ed indefinito. L'immagine pubblica dei sei è fatta pezzi e ciò per loro è un dramma, almeno fino al prospettarsi di un ulteriore e ben più grave male. Qui emerge la (dis)umanità di questi soggetti. La competizione diventa una lotta per la sopravvivenza; è il trionfo di egoismo, rabbia, violenza. Gli attori rendono una buona prestazione; i loro presonaggi sono costantemente eccitati, brillanti nella conversazione, come se fossero perennemente sotto l'occhio di una videocamera. Spiccano i nomi di Matilde Gioli - Belinda, creatrice di "contenuti sessuali" solo apparentemente indifferente all'indeterminatezza del suo pubblico - Luka Zunic - Puskas, un calciatore fallito riciclatosi influencer - e Gianmarco Tognazzi, il "master", l'organizzatore del contest, nonchè - scopriremo - leader di un nutrito gruppo dei parenti di vittime della cattiveria on-line. Il film è di breve durata; dopo una breve e confusa sequenza iniziale, il cui contenuto trova spiegazione successivamente, il regista presenta i sei personaggi principali, per i quali l'esteriorità sembra avere importanza esclusivamente in funzione del numero di "follower"; pertanto di denaro. I protagonisti sono condotti immediatamente nell'area del contest e sottoposti alle prove, le quali determinano la loro distruzione, come personaggi pubblici e non solo. Il film è girato in interni, dunque predominano colori scuri. Onnipresenti, ovviamente, smartphone e telecamere. La colonna sonora è varia ed a tratti incalzante. Considerando le "qualità" dei sei soggetti, si percepisce un certo gusto nel vederli ... sotto pressione. Tuttavia, al di là delle considerazioni circa l'implausibilità della vicenda - per quanto riguarda il contest, purtroppo, non per i "corollari" - ci chiediamo, cui prodest ? L'opera di Manzetti ha una forte valenza di denuncia riguardo alcuni aspetti del "mondo" social. Mostra senza troppi veli quali conseguenze nascono da un cattivo uso del mezzo di comunicazione. Ma la responsabilità è tutta dell'influencer di turno, oppure dovrebbe essere condivisa tra esso e mandrie di spettatori inebetiti, i quali, con due colpetti su uno schermo tattile, approvano quanto è loro offerto dal creatore di contenuti, dando soddisfazione ad odio immotivato, pulsioni di bassa lega, desiderio di intrattenimento spicciolo, luoghi comuni e falsità ? In questo racconto, il "master" rappresenta l'accusa, pubblico è giudice, l'influncer ha i ruoli di indagato, imputato, condannato. La realtà, purtroppo, è decisamente più complessa. Un discreto thriller, valido nel "denunciare" un fenomeno negativo dei nostri tempi, non altrettanto nell'indagarlo a fondo e con oggettività.
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