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Presence

Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film

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La recensione su Presence

di PC1979
6 stelle

Presence: Gli esperimenti di Soderbergh con l’horror

Steven Soderbergh sfida ancora le regole del cinema con un thriller psicologico unico nel suo genere. Ma riesce davvero a lasciare il segno o si perde nel suo stesso concetto?

 

Steven Soderbergh e David Koepp tornano a collaborare per il film Presence, un thriller psicologico che sfida le convenzioni del genere horror attraverso una narrazione innovativa e una regia immersiva. Presentato al Sundance Film Festival, il film offre un'esperienza cinematografica inquietante e profondamente emotiva, giocando con la soggettività della telecamera e la tensione claustrofobica di un ambiente domestico infestato da una presenza invisibile.

 

Trama e atmosfera

La storia del film Presence segue una famiglia che si trasferisce in una nuova casa nei sobborghi, ignara del fatto che non sono soli. Un'entità misteriosa li osserva fin dal loro arrivo, scrutando i loro momenti più intimi e le loro vulnerabilità. L'attenzione della presenza si concentra su Chloe, la figlia adolescente, che sembra essere il fulcro delle sue inquietanti attenzioni. Mentre il film procede, la tensione cresce e la presenza inizia a rivelare le sue vere intenzioni, portando a un crescendo di suspense e terrore psicologico.

Chris Sullivan, Callina Liang, Lucy Liu, Eddy Maday, Julia Fox

Presence (2024): Chris Sullivan, Callina Liang, Lucy Liu, Eddy Maday, Julia Fox

 

Regia e stile visivo

Uno degli elementi più distintivi di Presence è l'uso della telecamera soggettiva, che immerge lo spettatore nella prospettiva dell'entità invisibile. Questo approccio crea un senso di voyeurismo inquietante, accentuando la sensazione di impotenza e mistero. Soderbergh, noto per il suo stile minimalista e incisivo, sfrutta questa tecnica per costruire una narrazione senza soluzione di continuità, mantenendo il pubblico in uno stato di costante tensione. Il film sfida le regole tradizionali del linguaggio cinematografico, esplorando nuove modalità di raccontare una storia di paura e isolamento.

Girato durante l'estate con un waiver post-Covid, Presence sfrutta le restrizioni come un'opportunità creativa. Come già dimostrato con Kimi, Soderbergh riesce a trasformare le limitazioni in punti di forza, scegliendo un'unica ambientazione e concentrandosi sulla tensione psicologica piuttosto che sugli effetti speciali tradizionali del genere horror. Il film rappresenta un esperimento tecnico e narrativo, con una serie di sequenze ininterrotte che rafforzano l'idea della presenza come spettatore silenzioso e onnipresente. L'approccio alla regia ricorda il modo in cui Soderbergh ha sempre sovvertito le regole, spaziando tra il cinema indipendente e le grandi produzioni hollywoodiane, spesso girando con tecniche non convenzionali come nell'uso dell'iPhone per Unsane e High Flying Bird.

 

Interpretazioni e dinamiche familiari

Il cast del film Presence è uno dei suoi punti di forza. Lucy Liu interpreta la madre con una complessità emotiva che arricchisce il dramma familiare, mentre Callina Liang, nel ruolo di Chloe, offre una performance intensa e sfaccettata. Chris Sullivan ed Eddy Maday completano il quadro familiare, con tensioni latenti che emergono progressivamente. Tuttavia, man mano che il film avanza, alcune dinamiche risultano meno credibili e la caratterizzazione tende a diventare eccessivamente schematica, con una contrapposizione troppo marcata tra il padre e la figlia "positivi" e la madre e il figlio "negativi".

Chloe è il personaggio più tormentato: ancora in lutto per la morte di un'amica per overdose, la sua lotta interiore si traduce in un costante isolamento. Le interazioni familiari sono cariche di tensione, con una madre che sembra prediligere il figlio, un padre preoccupato per battaglie legali imminenti, e un fratello più incline a nascondere i propri problemi dietro l'umorismo. Tutto ciò viene osservato dall'entità, che sembra attratta in modo particolare dalla camera di Chloe, come se fosse un rifugio emotivo o una connessione inespressa con il passato.

 

Alienazione e solitudine

Oltre all'elemento soprannaturale, il film Presence affronta temi profondi legati all'alienazione, alla solitudine e ai legami familiari fragili. La casa diventa metafora di un luogo che dovrebbe essere sicuro ma che si trasforma in una prigione di ansie e segreti inespressi. Il film suggerisce che il vero orrore non sia solo nella presenza invisibile, ma anche nelle dinamiche umane disfunzionali e nei non detti tra i membri della famiglia.

Tuttavia, il film non riesce a mantenere lo stesso livello di tensione fino alla fine. Sebbene l'enigmatico punto di vista dello spirito e il lento accumulo di dettagli sulla famiglia siano intriganti, il mistero si dissolve in un climax meno incisivo del previsto. La narrazione sembra perdere forza man mano che si avvicina alla rivelazione finale, risultando meno originale di quanto prometteva inizialmente. L'uso di sequenze uniche e il montaggio frammentato creano un effetto simile al ricordo di un sogno, ma il film sembra più un esperimento visivo che una storia pienamente coinvolgente.

 

Ambizione o passo falso?

Presence è un'opera che si distingue per la sua originalità e per la maestria con cui fonde thriller psicologico e horror soprannaturale. Soderbergh e Koepp dimostrano ancora una volta la loro capacità di innovare, regalando al pubblico un film che lascia il segno, sia per la sua estetica raffinata che per la sua carica emotiva. Tuttavia, nonostante l'ambiziosa sperimentazione tecnica e narrativa, il film non riesce a sostenere la sua promessa iniziale fino alla fine, risultando più un interessante esercizio di stile che un horror memorabile. Un esperimento tecnico che, sebbene visivamente impressionante, rischia di lasciare lo spettatore più intrigato dalla forma che dalla sostanza della storia.

 

 

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