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Come Closer

Regia di Tom Nesher vedi scheda film

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La recensione su Come Closer

di michemar
7 stelle

Non solo coming age, che pure ha il suo peso, è piuttosto un film su una situazione molto particolare: l’elaborazione di un lutto sì, ma nell’ambito e nel collaterale di uno strettissimo legame tra fratello e sorella come raramente si può vedere. Bellezza della trama, bravura delle due attrici e l’esperienza familiare della regista.

Quando sei un adolescente, il mondo intero può sembrare colorato, allegro e senza problemi, ma possono accadere fatti tragicamente imprevisti e tutto cambia. Allora, l’ondata di emozioni e di reazioni emotive minaccia l’esistenza stravolgendola. La protagonista Eden (Lia Elalouf) conduce una vita totalmente spensierata, piena di emozioni da godere e vive in un suo appartamentino per essersi staccata dalla famiglia in piena crisi dopo il divorzio dei genitori, un trauma che le ha lasciato macerie mai risolte. Ancor prima della perdita del suo amato fratello Nati (Ido Tako), conduce una vita estrema piena di feste, sesso e divertimento disinibito. È legata morbosamente al fratello, ricambiata, in maniera totale, fino ad immaginare di non lasciarsi mai. L’uno per l’altra intensamente, un solo cuore e un’anima sola. Sono giovani, speranzosi e in un certo senso ingenui. Credono che il mondo appartenga a loro e che tutto ciò che deve ancora venire sarà fantastico quanto il momento che vivranno insieme sulla spiaggia mentre festeggiano il compleanno di lui con i loro amici. Gli ha infatti improvvisato una festa al mare mentre Nati stava per andare in bici dalla sua ragazza. Ma il destino è crudele e riserva una fatale e tragica fatalità, investito da un’auto quando, finalmente, si è liberato della comitiva. Questa esperienza immerge la giovane in un profondo dolore dal quale non riesce a uscire. Solo quando viene a conoscenza ed incontra la fidanzata segreta del fratello, una certa Maya (Darya Rosenn) scoperta sullo smartphone consegnato dall’ospedale, si aprono nuovi orizzonti mai prima immaginati. Le due donne si uniscono nel dolore e, per il momento, anche le prospettive.

scena

Come Closer (2024): scena

Ancora una volta un film sulla elaborazione di un grave lutto, una perdita che pare insanabile, non compensabile con altri espedienti. La luce si è spenta e sotto il sorriso strafottente di Eden c’è solo il buio dell’anima. Più del dolore che prova la timida Maya, sconsolata ma travolta dall’irruzione nella sua vita dell’altra ragazza, per giunta così emancipata rispetto a lei che studia e si campa lavorando in un fast food. Il primo incontro è uno scontro, sia per la gelosia che prova la sorella, per niente trattenuta, sia per la differenza di carattere tra le due: una aggressiva e in cerca di esclusività dei sentimenti del defunto, l’altra che vuole restare nell’ombra e soffrire da sola, senza dare fastidi a quella sconosciuta. Il perché Nati, che pareva dicesse tutto alla sorella, abbia tenuto il gran segreto di una fidanzata è un particolare che Eden non sa spiegarsi e non sa perdonare al fratello. Solo dopo i primi incontri-scontri le due ammorbidiscono le posizioni: Eden si mostra più delicata e gentile, Maya le apre il cuore ed entrano in sintonia, fino ad arrivare ad intimità a cui non avrebbero mai pensato prima.

 

Ma il rapporto non è facile, sembra tutto risolto ed invece basta un nulla che gli attriti vengano fuori. La madre dei due congiunti è distrutta, anche per il divorzio che in questi giorni sta portando alle risoluzioni finanziarie e alla vendita della casa in cui abita. Infatti, se in un primo momento Eden trascina nella sua vita sregolata la discreta Maya nei vari tipi di divertimenti a cui è abituata – dove incontra spesso l’amante che però è sposato – basterà un litigio scaturito da una banalità che scivola verso invettive violente con scambi di accuse reciproche sul tragico evento che le ha segnate per sempre, che l’incantesimo, anche sessuale, si rompe, inducendo le due ragazze a capire che ognuna deve seguire la propria strada.

scena

Come Closer (2024): scena

Il notevole talento della regista Tom Nesher viene subito dimostrato non solo da una bellissima e sconvolgente sceneggiatura ma anche nella scelta delle due attrici esordienti. Ma anche nel guidarle sul set, dove le due giovani paiono esperte interpreti: sincere, credibili, trasparenti nei sentimenti, realisticamente nel dolore del loro personaggio e le incertezze che le spingono a taluni comportamenti. Sono due bellezze differenti che si denudano non solo degli abiti ma anche delle emozioni intime che le travolgono. Lia Elalouf (che è anche una fotomodella) ha un fisico statuario ed è superlativa nella mimica anche facciale, sa essere sfacciata e volutamente insolente a scopo provocatorio, dimostrando come il dolore si possa sfogare con l’aggressività. Darya Rosenn inizia così timidamente che pare si debba autodisintegrare alla prima occasione utile, ed invece, una volta rilassata e in fiducia con l’inaspettata amica, si apre ad una nuova vita e l’inibizione, dopo un terribile evento di sbandamento, la fa diventare più grande.

 

C’entra poco il consueto discorso del coming age, che pure ha il suo peso, è piuttosto un film su una situazione molto particolare: l’elaborazione di un lutto sì, ma nell’ambito e nel collaterale di uno strettissimo legame tra fratello e sorella come raramente si può vedere. E se il film colpisce e convince è per tre motivi. La bellezza della trama, la bravura straordinaria delle due attrici e l’esperienza personale della regista Tom Nesher, che ha scritto la sceneggiatura sulla base della sua storia familiare. Nel settembre 2018, infatti, suo fratello Ari rimase ucciso in un incidente stradale poco dopo il diciassettesimo compleanno. Dal momento che suo padre Avi Nesher è un conosciuto regista, la tragedia è diventata nota e il pubblico e il contributo finanziario governativo hanno sostenuto la famiglia e la realizzazione del bellissimo film, ambientato in un pacifico Paese (fa impressione vedere oggi il film considerando il momento politico bellicista di Israele) dove però non mancano le scene in cui si vedono i giovani amici di Nati vestiti sia in borghese come tutti sia con la divisa dell’esercito. È una nazione dove, come sappiamo, la popolazione è o in servizio o è riservista, in perenne stato di allarme. Ed è inevitabile che, fotografando e filmando la vita quotidiana israeliana, compaiano divise di ragazzi visti nella scena precedente ballare e bere shottini uno dietro l’altro, come se nulla stia succedendo, in discoteche, locali e spiagge. Ma questo è un altro discorso.

 

Immaginavo che avrei assistito ad un bel film ma non quanto sia risultato davvero. La regista è stata veramente competente e Lia Elalouf e Darya Rosenn mi hanno stupito molto, per bellezza e bravura. Anche nella scena del violento litigio in acqua dove i detriti del dolore e del rancore vicendevole sono riaffiorati come una lava da troppo tempo trattenuta nelle viscere di un vulcano che doveva inevitabilmente eruttare. Era troppo semplicistico pensare che l’amicizia prima e l’attrazione poi (che in realtà era solo un pretesto mentale per consolarsi reciprocamente, anche dal punto di vista fisico, proprio di contatto epidermico) avrebbero potuto sedare l’inconscio ferito di entrambe: lo sfogo esploso è solo il risultato di cose taciute e di pensieri cattivi trattenuti per troppi giorni. È stato sufficiente una vacanza al Sinai (più che mai si dimostra come gli israeliani amino i luoghi conquistati o difesi con la guerra) per far venire a galla ciò che non si voleva vedere.

scena

Come Closer (2024): scena

Lia Elalouf e Darya Rosenn hanno una chimica fenomenale insieme e si armonizzano incredibilmente bene l’una con l’altra. Ci si crede subito che si stiano innamorando l’uno dell’altra, perché la loro relazione, incerta ma intensa, è piena di bellezza e la loro energia è particolarmente forte. Le attrici riescono a dare vita a questa storia sullo schermo e come spettatore si ha l’opportunità non solo di guardare la storia dall’esterno, ma di entrare in empatia con loro. Tom Nesher riesce a unire tante emozioni e immagini contrastanti nel film: i bellissimi tramonti, la leggerezza della giovinezza, gli stessi ricordi delle due, tanto amore, ma anche tanto dolore e tanta oscurità che avvolge la protagonista Eden. Con questo film, la regista ha affermato che voleva “portare la luce delle candele in una stanza buia” e il suo film faceva parte del suo personale processo di guarigione. A questo scopo ha creato un personaggio che è incredibilmente attraente nella sua natura intransigente e con la sua mentalità anticonformista attira l’attenzione degli altri personaggi e del pubblico. All’opposto, questa è affiancata da una giovane anima ingenua e vulnerabile che capisce che può aiutarla rimanendo al suo fianco per renderle più facile la crescita. E forse anche la liberazione dall’ossessione del fratello. Affinché il dolore sia sopportabile e più normale.

 

Il film, storia di formazione che ruota quindi attorno all’amore, alla perdita, all’amicizia, all’elaborazione del dolore e alla crescita, è stato presentato al Tribeca 2024 (dove ha ricevuto il Viewpoints Award, primo riconoscimento di qualità) e ha ottenuto diversi premi, specialmente in patria.

 

Voto 7,5

 

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