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Il quadro rubato

Regia di Pascal Bonitzer vedi scheda film

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La recensione su Il quadro rubato

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: IL QUADRO RUBATO

Che il regista Pascal Bonitzer nasca soprattutto come sceneggiatore si evince dal bellissimo gioco a incastri che ha congeniato per raccontarci il mondo di bugie e sotterfugi dietro la realtà dei venditori d’aste.

Il quadro rubato che dà il titolo al film è un artifizio o se vogliamo usare un termine tecnico è un “McGuffin”, partendo dalla storia vera del ritrovamento dei Girasoli di Egon Schiele realizzato nel 1914 in omaggio a Vincent Van Gogh e andato perduto nel 1939 durante la Seconda guerra mondiale il regista ci racconta 5 personaggi che vivono la loro vita fatta di fuffa e apparenze costellata da un castello di carte di menzogne destinate a crollare grazie o per colpa di questo evento.

Protagonista è Martin, un timidissimo operaio chimico che è tornato a vivere con la mamma vedova da poco in un piccolissimo villaggio industriale chiamato Malhouse, che grazie a un amico scopre che il quadro vicino al bersaglio delle freccette che sta in camera sua in realtà è un dipinto preziosissimo creduto perduto o bruciato dai nazisti. In realtà il vecchio proprietario che ha venduto la casa in nuda proprietà ai tempi della guerra era un collaborazionista dei nazisti e i suoi servizi vennero pagati in opere d’arte.

A questo punto, come nei migliori thriller dell’inganno, entrano in campo Andrè Masson un venditore d’aste disilluso ed emarginato che affoga i suoi dispiaceri nell’alcool; Bertina sua ex moglie ma soprattutto un’ex collega espertissima della materia ma distratta dal nuovo misteriosissimo amore; Aurore stagista con un passato da nascondere attraverso l’unica cosa che sa fare bene raccontare bugie ma ha dentro di sé un misterioso desiderio di vendetta; Suzanne avvocato idealista che vuole difendere gli interessi dell’ingenuo Martin e che contemporaneamente è alla ricerca del grande amore.

Pascal Bonitzer è molto abile ha incastrare tutti questi personaggi in contesto molto più alto e ingannevole di loro dominato dal cinismo e dalla sete di sangue di squali che sembrano usciti da Wall Street ma che in realtà dovrebbero essere i custodi del bello e del sapere.

Il regista è soprattutto molto abile a coinvolgere lo spettatore dentro una tela intricatissima dove ognuno dei personaggi è vittima delle proprie menzogne e della comfort zone che si è creato e dove lo scenario muta di volta in volta con piccoli colpi di scena che ci mostrano tutti i chiaroscuri (proprio come fossero dei dipinti) di chi è convolto nella storia.

Attori tutti in parte con una segnalazione particolare Louise Chevillotte e Arcadi Radeff, i due attori più giovani che interpretano Aurore e Martin abilissimi a trasformarsi da “oggetti” in balia degli eventi a veri e propri strateghi.

Nonostante un finale apparentemente lieto e buonista, Il quadro Rubato è un ottimo e robusto prodotto medio che ti fa appassionare non solo al mondo dell’arte ma anche al mondo della Settima Arte perennemente in crisi.

Ne facessero così anche in Italia anziché litigare nei salotti dei David.

Voto 7

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