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L'ultima settimana di settembre

Regia di Gianni De Blasi vedi scheda film

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La recensione su L'ultima settimana di settembre

di mm40
3 stelle

Nonno e nipote partono in macchina assieme dalla Puglia verso la Capitale. Si conoscono poco, hanno modo per farlo durante il viaggio, ovviamente pieno delle solite prevedibilissime sorprese. E alla fine tra i due – occhio al colpo di scena! - si sarà creato un legame solidissimo.


Per cedere alla poetica – di cui certo non è privo – di questo film occorre praticare una più che abbondante dose di sospensione del giudizio; la sceneggiatura firmata da Pippo Mezzapesa, Antonella Gaeta e dal regista Gianni De Blasi, che prende spunto dal romanzo omonimo di Lorenzo Licalzi, è un coacervo di ovvietà assolute, presunti colpi di scena telefonatissimi e assurdità notevoli, che come evidente mira ai sentimenti più facili. Ma nella storia de L'ultima settimana di settembre non mancano allo stesso modo momenti intensi, senz'altro più raffinati, che salvano il lavoro dallo sfacelo completo. Il duo centrale di interpreti non paga come forse intuibile sulla carta: Diego Abatantuono e il diciassettenne Biagio Venditti, al suo esordio nel cinema, non sono una coppia affiatata o per lo meno complementare; in particolare non si capisce per quale motivo ad Abatantuono vengano offerti ruoli con sfumature comiche anche quando si tratta di ruoli prettamente drammatici come questo. Ok sdrammatizzare, specie nei frangenti più oscuri della trama, ma la sequenza di apertura del suicidio rimandato sorvola le vette del patetico proprio a causa di questi toni ilari piuttosto fuori luogo (e, notare bene, il protagonista si affretta a specificare che sta per farla finita mica perché è depresso – non sia mai, la depressione non esiste – ma perché è “stanco di vivere”). Perplessità a parte, nel cast compaiono anche Debora Boccuni, Mart Nissen, Roberta Mattei e Dan Borduz. Da elogiare quantomeno la durata limitata a neppure un'ora e mezza, fuor di sarcasmo: in tempi di pellicole chilometriche questo è un dono; De Blasi aveva già diretto un documentario (Altamente, del 2015) e qualche corto: questo è il suo debutto nel lungometraggio a soggetto. 3,5/10.

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