Regia di Sean Ellis vedi scheda film
La boxe può essere ormai decaduta a livello sportivo, quantomeno da noi, ma cinematograficamente è sempre fra gli sport più rappresentati, per un milione di motivi. "The Cut" ci porta ancora lì, almeno nei primi minuti, ma, attenzione, non è un film sportivo, nient'affatto. Sean Ellis, regista britannico che si diletta in vari generi e in maniera più che onesta, spende tutto il budget a disposizione in attori e, a conti fatti, non sbaglia. Orlando Bloom, eccezionale, John Turturro, sempre un piacere, e Caitriona Balfe, ottima interprete, portano in scena un racconto laterale al mondo del pugilato: un pugile decaduto (Bloom) vuole tornare sul ring ma per fare questo deve perdere molto peso in pochi giorni. Si affida a un medicastro dai metodi poco convenzionali (Turturro) e il film si trasforma (quasi) in un "body horror" allucinato, ricordando in certi passaggi "Requiem For a Dream" di Aronofsky (2000). Il corpo di Bloom diventa il centro motore di un'opera tesa e forte, anche coraggiosa, che mostra una sorprendente solidità nel reggere bene, solo fra allenamenti estremi e quant'altro, i suoi cento minuti. Bloom è magnifico nel lavorare in sottrazione, delineando un personaggio malinconico, segnato da una vita personale molto particolare (che ci verrà svelata, lentamente, nel dipanarsi della trama), che cerca di riemergere dentro il mondo fasullo della solita Las Vegas. Un racconto decadente e a tratti sincero, su un perdente alla Willy Vlautin (leggete i suoi romanzi!), illuminato da una regia snella, giusta, che non cerca mai l'esibizione. Un piccolo film, ma bello e intenso, crudo e con pochi cali di tensione.
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