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Queer

Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film

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La recensione su Queer

di ANdaMI
7 stelle

locandina

Queer (2024): locandina

 

William Lee (Daniel Craig) è un omosessuale americano trasferitosi in Messico, siamo nel secondo dopoguerra. L'uomo passa le sue giornate a chiacchierare con amici che condividono le sue tendenze, bere, fumare e fare uso di droghe in attesa che arrivi la notte. Calato il sole, infatti, Lee va alla costante ricerca di bei giovanotti con cui intrattenersi carnalmente. La sua eccentrica routine viene però stravolta dall'incontro con un giovane soldato che risponde al nome di Eugene Allerton (Drew Starkey), da cui Lee si farà ossessionare. Presentato in concorso all'ottantunesima mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, Queer è il nuovo film di Luca Guadagnino. Basato su Checca, romanzo semi-autobiografico dello scrittore statunitense William S. Burroughs, è stato scritto per il grande schermo da Justin Kuritzkes, già sceneggiatore del precedente film di Guadagnino, ossia Challengers.

 

Daniel Craig

Queer (2024): Daniel Craig

 

Drew Starkey, Daniel Craig

Queer (2024): Drew Starkey, Daniel Craig

 

Daniel Craig, Drew Starkey

Queer (2024): Daniel Craig, Drew Starkey

 

A onor del vero, non è la prima volta che un romanzo di Burroughs viene adattato per il cinema, basti pensare a Il pasto nudo di David Cronenberg e non è nemmeno la prima volta che Daniel Craig si ritrova a vestire i panni di un omosessuale. Lo aveva già fatto per la serie (per ora limitata a soli due capitoli) di gialli Knives Out. Tuttavia, se in quest'ultimo caso la natura del personaggio non era resa eccessivamente esplicita, qui Guadagnino preme il pedale e mostra tutto quello che c'è da mostrare, ed anche di più. L'omosessualità è esibita senza alcuna traccia di pudore, cosa che rende Queer una pellicola dai forti appetiti. Una vita fatta di eccessi, di costante ricerca del piacere fisico che però sembra, al contempo, girare a vuoto. Non c'è mai, veramente, amore. Queer non è un film romantico, né tenero o commovente o, almeno, non come lo si potrebbe intendere normalmente. Il film è, piuttosto, un lento, ripetitivo e masochistico tentativo non solo di sentirsi vivi in prima persona ma anche, e soprattutto, di sentire l'altro, di decifrare l'altro. Guadagnino mette in scena due anime che, pur comunicando, non sembrano mai realmente comprendersi. Ci si trova di fronte ad una vita anticonvenzionale, come quella di molti scrittori e geni incompresi che sono tali proprio perché, forse, faticano a comprendere, in primis, se stessi. Il potenziale senso di smarrimento che la visione genera è però in sintonia con le sequenze oniriche che Guadagnino gira benissimo. Anzi, tutto il film è girato bene, con una mano nettamente più ferma rispetto a quella che aveva caratterizzato Challengers ma non per questo priva di ingegno. Non male le scenografie e la fotografia, così come le musiche e il forte finale, probabilmente il punto più artisticamente alto dell'opera. Gli applausi, però, andrebbero quasi tutti fatti a Daniel Craig. L'attore britanico si conferma decisamente talentuoso, capace di passare fluentemente dalla virilità eterosessuale alla James Bond alla parimenti virilità di un omosessuale di mezza età in cerca di appagamento. Straordinario!

 

Daniel Craig, Drew Starkey

Queer (2024): Daniel Craig, Drew Starkey

 

Sia chiaro, Queer non è un film perfetto, è interessante. Viene voglia di chiudersi in una stanza e rifletterci sopra, dopo averlo visto. Credo che il giusto modo di ripagare il visibile impegno che ci ha messo Guadagnino sia proprio quello di impegnarci a nostra volta, ripassando le immagini di una storia che, sebbene piena di punti ciechi, sa incuriosire e, perché no, affascinare. 

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