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Queer

Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film

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La recensione su Queer

di steno79
7 stelle

Luca Guadagnino con "Queer" sceglie un progetto decisamente poco omologato, dopo "Challengers" che risultava probabilmente più "commerciale", ispirandosi ad un romanzo a tematica omosessuale dello scrittore maledetto William S. Burroughs e coinvolgendo come protagonista un divo come Daniel Craig, che ha accettato coraggiosamente un ruolo molto più rischioso dei soliti su cui ha costruito il suo successo.

Il film prosegue sulle tematiche tipiche di certo cinema di Guadagnino, ma stavolta in una chiave più cupa, visionaria e poco incline alla narrazione tradizionale; si tratta della vicenda dell'americano Lee, palese alter ego di Burroughs, di un flirt consumato senza troppa convinzione a Città del Messico con il giovane marine Eugene Allerton, del loro viaggio per procurarsi una droga, lo yage', che sarebbe in grado di conferire poteri telepatici, e della progressiva decadenza di Lee a causa dell'eccessiva dipendenza da stupefacenti. Il film è giocato quasi interamente sul binomio realtà/allucinazione, anche nell'enigmatico finale; Guadagnino fa una rappresentazione volutamente priva di glamour dell'esperienza omosessuale verso la fine degli anni 40, quando era ancora considerata una malattia dalla maggioranza dell'opinione pubblica, concede qualche scena sessuale in più rispetto a "Chiamami col tuo nome", ma senza mai scivolare nell'hard, si attiene fedelmente, a quanto pare, al romanzo breve di Burroughs, di cui intende restituire gli umori acri e il gelido pessimismo. La sintesi è soddisfacente?

È un film che si ammira più per frammenti e per brani isolati, ma che finisce per perdere qualcosa nella visione di insieme, anche perché il capitolo terzo nella giungla amazzonica con Lesley Manville nella parte della dottoressa che ha fatto ricerche sulla misteriosa droga smarrisce il fascino arcano delle pagine migliori e si perde in certi dettagli che appaiono un po' improbabili. Si ammira l'ostinazione del regista nel voler tradurre in immagini un testo certamente oscuro e forse impenetrabile, ma la tenuta complessiva dell'opera lascia un pochino a desiderare, facendoci preferire, per quanto leggermente, la destrutturazione di "Challengers" e il suo vigoroso montaggio. Si dà comunque notevole credito a Daniel Craig per un'interpretazione sobria di un personaggio estremo in tutto, reso con la giusta intensità di sguardo e postura, ben affiancato dal giovane Drew Starkey, perfetto nella parte, e da un Jason Schwartzman quasi irriconoscibile.

Sinceramente dispiace per un incasso mondiale stavolta irrisorio di 6 milioni di dollari, che dubito possano aumentare di molto nei prossimi mesi, ma Guadagnino è forte abbastanza per superare l'insuccesso e tuffarsi in nuove avventure filmiche che non mancheranno di sorprendere.

Voto 7/10

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