Espandi menu
cerca
Mes petites amoureuses

Regia di Jean Eustache vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Baliverna

Baliverna

Iscritto dal 10 luglio 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 104
  • Post 5
  • Recensioni 2203
  • Playlist 27
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Mes petites amoureuses

di Baliverna
8 stelle

Un ragazzino, che sta entrando nell'adolescenza, ha i primi contatti col sesso femminile e tira a campare in una situazione familiare non edificante.

È una pellicola che con tutta evidenza si rifà ai film di Robert Bresson e al suo stile. Mi stupisco, addirittura, che ciò non venga rilevato nelle poche recensioni e riassunti della trama che ho visionato. Il motivo può essere solo che pochi oggi conoscono i film del maestro francese. Ma qui vi si ritrova molto di costui: stile essenziale e scarno, attori che recitano ai minimi termini (a volte pare proprio non recitino e si limitino a leggere il copione), dialoghi a volte bizzarri o irrealistici, un velo di tristezza che copre ogni cosa. Molte volte mancano atti o parole che sarebbero naturali, altre, invece, si fanno o dicono cose che non ci si aspetta (si pensa a quando il ragazzo parte dalla nonna e nessuno dei suoi amici lo saluta, e viceversa). Lo stesso diario del ragazzino si sofferma spesso su dettagli insignificanti, mentre tace sugli eventi che più si impongono. Il gioco di Eustache in buona parte riesce, ma è anche vero che egli non era Bresson stesso, e non ha la sua profondità e la sua precisione.

In generale, è una pellicola che narra, da ricordi personali del regista, l'entrata nell'adolescenza di un ragazzino introverso e riottoso. È evidente come egli sia profondamente segnato dalla precoce morte del padre, della quale si parla poco, ma che pesa come un macigno sulla sua esistenza. La nonna è buona perché l'ha quasi adottato (anche se per un periodo), ma è anche una donna distratta e superficiale, che non lo capisce e che, sostanzialmente, si limita a dargli da mangiare, dormire e vestire. La madre, dalla quale presto si trasferisce, è tutta presa dai suoi sentimenti per un uomo taciturno e misterioso, che la ricambia in modo appena visibile, e che è ancora legato ad un precedente matrimonio. L'ambiente “familiare” è minimalista e freddo, e neppure la madre col suo strano compagno (un fallito dal punto di vista professionale, peraltro) capiscono il ragazzo: non il suo desiderio di studiare, e neppure i suoi bisogni interiori, alcuni dei quali sono i primi impulsi sessuali.

A proposito, gli amori del titoli sono, in effetti, piccoli: sono strusciamenti, “limonate” e palpate, ma i sentimenti veri e propri sembrano essere del tutto assenti. I primi rapporti con l'altro sessi si limitano a qualche chiacchiera tattica e ai soli impulsi di carattere fisico. Ma è da tutto il film che mancano i sentimenti, e una specie di apatia aleggia sul protagonista e tutti i personaggi.

La parte centrale del film – quelle sulle prime esperienze lavorative del protagonista – è forse un tantino debole. La parte finale, invece – quella dove i ragazzi si “imboscano” con le due sorelle – è più consistente e tesa, anche perché vi sono interessanti annotazioni sul carattere femminile, e sui trucchetti e i mezzucci che usano i due sessi quando vogliono sedurre l'altro. Qui siamo vicino a Rohmer, solo in una dimensione molto meno verbosa. Di nuovo, però, a prevalere è la tattica, la simulazione, e neppure si sfiora il concetto di innamoramento o di cotta. Questa freddezza, questo calcolo, e questa specie di rifiuto dei sentimenti e degli affetti sono forse il risultato di un cuore ferito (dalla morte del padre?) e chiusosi in se stesso. Rattrista davvero fare queste osservazioni alla luce del tragico suicidio del regista, magari operato d'impulso in un momento di sconforto, e assolutamente evitabile.

Quanto agli attori, essi funzionano abbastanza bene, nonostante la loro recitazione minimalista. Strano a dirsi, ma a me ha colpito più di tutti il personaggio dello strano concubino della madre, un uomo dallo sguardo torbido e indecifrabile, benché non ostile o negativo; taciturno e torvo, è uno di quegli uomini dai sentimenti aggrovigliati e un po' fumosi, che spesso attirano e poi fanno arrovellare le donne.

In generale, non si tratta di cinema classico nel vero senso, ma può essere interessante come opera originale e non convenzionale, tanto più per coloro che sono desiderosi ad esplorare in modo fuori dal comune le problematiche dell'adolescenza.
La pellicola è stata presentata recentemente e meritoriamente da Fuori Orario (che ogni tanto si ricorda del suo passato di programma di cinema) in versione restaurata. Restauro, direi, perfetto.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati