Regia di Yvan Attal vedi scheda film
Vincent (Canet, mercuriale) e Mathieu (Attal, legnoso) sono amici da una vita. Il primo, che proprio non ce la fa a tenerselo nei pantaloni, ha anche salvato la vita al secondo, che lo ripaga (anche) tenendo nascosta la sua scappatella con la giovane amante (Jodorowsky). Ma quando Mathieu si invaghisce di quest'ultima, la vicenda si complica maledettamente.
Giunto alla sua decima pellicola dietro la macchina da presa (ottimo il precedente L'accusa), Yvan Attal imbastisce un intreccio giallo in cui sembra voler prendere alla lettera la celebre frase attribuita a Einstein: "Dio non gioca a dadi". E invece sì: qui i dadi rotolano eccome, e sempre dalla parte sbagliata, favorendo un incastro perverso di omissioni, bugie e catastrofi morali. La regia indugia su silenzi, incrinature e dettagli; non cerca l'effetto, ma il disagio. Il risultato è un thriller psicologico sul tema della colpa, incastonato in un elegante dramma borghese, dove ogni parola è un potenziale innesco e ogni gesto può riscrivere i destini in gioco. Il vero thriller, alla fine, non è capire cosa sia successo, ma cosa ognuno è disposto a nascondere pur di non guardarsi allo specchio.
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