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I racconti della luna pallida d'agosto

Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film

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La recensione su I racconti della luna pallida d'agosto

di steno79
10 stelle

"Ugetsu monogatari" è un film di bellezza veramente sublime, vincitore di un modesto Leone d'argento alla mostra di Venezia nel 1953, nell'anno in cui non fu assegnato il Leone d'oro (possibile che la giuria presieduta da Eugenio Montale non abbia saputo riconoscere i meriti eccezionali di quest'opera all'epoca?). Ricco di sequenze magiche e appassionanti, è costruito narrativamente attraverso due vicende che si intrecciano: un vasaio e suo cognato, che desiderano diventare dei samurai, fuggono dalla loro regione dove si combatte una guerra e si recano in città, dove, lontano dalle rispettive mogli, cercano di realizzare i propri desideri a ogni costo. L'ambizione degli uomini provoca la disgrazia delle donne, come in altre opere del regista; ma mai come in questo film la dimensione tragica della narrazione si associa ad un'estrema bellezza formale, con inquadrature che hanno lo splendore della più elevata pittura orientale in un bianco e nero a forti contrasti che porta la firma del grande operatore giapponese Kazuo Miyagawa. La messa in scena è allo stesso tempo frenetica e contemplativa, con numerosi e bellissimi movimenti della macchina da presa: Mizoguchi acquista la dimensione di un classico dai contenuti universali, non legati soltanto alla civiltà giapponese che ci descrive, semplicemente immenso come uno Shakespeare. Il carattere fantastico e fiabesco della vicenda influenzerà molti film giapponesi di fantasmi (fra cui Kwaidan di Masaki Kobayashi), che però ne riprenderanno soltanto gli elementi più esteriori, senza lo straordinario lirismo che accompagna ed esalta le immagini di quest'opera. Nel cast si ritrovano gli splendidi interpreti di tanti altri film del maestro giapponese come Masayuki Mori, Machiko Kyo e la grande Kinuyo Tanaka (anche se stavolta nessuno ha un ruolo di protagonista assoluto): tutti eccellenti come sempre. Inserito nel 1962 e nel 1972 nella top ten del sondaggio della rivista Sight and sound sui migliori film della Storia del Cinema, in seguito sembra che abbia perso qualcosa nelle quotazioni della critica internazionale ed è un peccato, perché si tratta di un'opera che si pone ai vertici non solo della filmografia di Mizoguchi, ma di tutto il cinema orientale e che oggi va assolutamente riscoperta dalle nuove generazioni di cinefili.

Voto 10/10

 

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