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Night of the Hunted

Regia di Franck Khalfoun vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su Night of the Hunted

di Souther78
10 stelle

Non eccelso, ma unico nel suo genere, senza paura di far riflettere gli spettatori (per lo più lobotomizzati, quindi comunque incapaci di farlo) sul mondo contemporaneo e sui veri lupi mascherati da agnelli (vd. Fabian Society). Una volta si diceva: "il vero criminale non è chi rapina una banca, ma chi la crea". E qui, chi è il vero criminale?

 
Una sera, a una cena di ex compagni di scuola, mi sono trovato a sedere accanto a una che non vedevo ormai da alcuni decenni, e dopo i saluti introduttivi si è subito passati al "cosa fai nella vita?". La risposta fu: "responsabile marketing per una farmaceutica" (come se, peraltro, me ne potesse importare qualcosa della tipologia di datore di lavoro). In quell'esatto istante ho pensato, dentro di me: "Cazzo, il diavolo in persona!". Inutile dire che la conversazione è morta in quell'istante. All'epoca ero genericamente consapevole delle oscenità perpetrate a livello di corruzioni varie, per aver conosciuto informatori farmaceutici, e pienamente consapevole delle atrocità a danno degli animali. Tanto bastava per giungere a quella conclusione. Oggi, dopo il Covid... be' probabilmente mi sarei sciolto all'istante piuttosto che restare in presenza di un simile soggetto, quale, poi, è la protagonista di questo bizzarro b-movie.
 
L'originalità non è il suo forte: di film, e variazioni sul tema dell'intrappolamento nel negozio, ne abbiamo visti a dozzine, e questo, diciamocelo subito, non arricchisce particolarmente il panorama. Non si possono non notare lacune incredibili, ma, per fortuna, ci sono anche diversi meriti.
 
L'inizio e la fine sono spiazzanti, così già regalandoci qualcosa di originale che potrebbe perfino giustificare tutto il resto.
La parte centrale soffre di staticità e ripetitività: vorremmo veder procedere un impianto che era iniziato instillando il giusto livello di curiosità e dubbio, ma finiamo sempre punto e a capo.
 
Il canovaccio, però, sembra soltanto apparentemente imperniato attorno all'aspetto thriller: ben presto ci accorgiamo che lo spazio principale sarà destinato allo spunto di critica sociale. E' il primo film che vediamo, in cui si ha il coraggio di denunziare apertamente la pratica della propaganda mediatica, consistente nell'etichettare come "complottista" chiunque metta in discussione il potere e le sue strumentali "verità".
 
Non a caso, protagonista è una responsabile del marketing di big pharma, e non a caso lo spettatore viene invitato a riflettere sulla meschinità di una tale figura, sotto il profilo umano e professionale. Un film del genere non poteva che essere indipendente, e infatti su questo sito non gode nemmeno di un voto! Bene così: ne vogliamo di più, alla faccia di tutti gli schiavi di regime, che scalano le illusorie pareti del "successo", commentando con finto spirito ribelle opere che più irregimentate non si potrebbe.
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