Regia di Florestano Vancini vedi scheda film
Siamo nella Ferrara degli anni Trenta. Antonio ha 24 anni, Renata 35. Lui è figlio di un tintore appena condannato per attività antifascista, lei vedova di un gerarca con figlioletto e madre a carico. Troppe sono le differenze tra i due, che pure provano un’irresistibile attrazione l’uno per l’altra.
Non c’è nulla che non funzioni in questo film, eppure la visione risulta comunque pesantuccia: Amore amaro è l’opera di un autore di tutto rispetto quale Florestano Vancini, confezionata con la collaborazione di maestranze tecniche di primo livello e con un cast che vede protagonisti Lisa Gastoni e Leonard Mann (invero molto più efficace lei di lui). Per di più il soggetto è tratto da un romanzo di Carlo Bernari e la sceneggiatura vede le firme del regista e di Suso Cecchi d’Amico; ma non bastano la fotografia di Dario Di Palma, il montaggio di Nino Baragli, le musiche di Armando Trovajoli e le scenografie di Carlo Egidi a infondere la necessaria vitalità a un’opera che si limita a illustrare senza particolare verve le vicissitudini amorose di una coppia impossibile ai tempi del regime fascista, con l’inevitabile sottotrama politica. Ecco: a ben vedere è proprio questa a rimanere più impressa nello spettatore, funzionando indubbiamente meglio di quella sentimentale – cosa che la dice lunga su un cineasta come Vancini, che non ha mai lasciato in secondo piano nelle sue opere l’impegno. Apprezzabile l’idea della narrazione in flashback, anche se il finale pare davvero estremamente sbrigativo e incolore, rasentando quasi il limite dell’involontariamente comico. A seguito dell’uscita di Amore amaro, Vancini si prenderà una pausa piuttosto lunga per i suoi standard: cinque anni, al termine dei quali tornerà in sala con Un dramma borghese (1979). 4,5/10.
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