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Boléro

Regia di Anne Fontaine vedi scheda film

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La recensione su Boléro

di barabbovich
5 stelle

Come nasce un’idea musicale? A provarci, con un impossibile mix di fantasia e rigore filologico, è Anne Fontaine, che mette in scena la vita del compositore francese Maurice Ravel (Personnaz) e il difficile parto del suo capolavoro, il Bolero, seguendo più la traiettoria di una partitura che la biografia canonica di un artista. Metà del film è imperniata sul tentativo del musicista di oltrepassare gli steccati della musica colta di allora, sulla sua formazione, sui sensi di colpa iniziali per non essere partito per la Grande Guerra, sulla figura materna e sull’incomprensione ostinata del suo talento, in un racconto per frammenti che ritorna quasi ossessivamente sugli stessi nodi esistenziali. Ma, quando, anche grazie a un motivetto folcloristico intonato con la sua domestica, si accende la scintilla di quella magnifica composizione, l’opera prende un’altra piega, dando spazio al rapporto di amore-odio con il pezzo più noto di Ravel, avvertito come “canzoncina” capace di oscurare il resto dell’opera, e alla sua paralisi di fronte al femminile. La didascalia finale ci informa che “ogni quarto d’ora nel mondo c’è qualcuno che suona il Bolero”. La chiusura è mesta, con il Maestro alle prese con una degenerazione cognitiva che lo portò a una morte precoce, usata dalla regista per scardinare un minimo la linearità e scivolare nella soggettività confusa del protagonista.

Il merito maggiore del film sta nell’avere restituito il clima del primo scorcio del Novecento e l’eleganza degli anni Venti, insieme alla ferocia della critica, sprovvista di strumenti adeguati ad accogliere qualcosa che uscisse dall’onda lunga della tradizione ottocentesca. Ma la pellicola scorre via monocorde e didascalica, prigioniera di una struttura che vorrebbe essere ipnotica e finisce per assomigliare a un’esaustiva “enciclopedia” del Bolero, a dispetto dell’accuratezza della messa in scena, della sontuosità di costumi e scenografie e di un incipit antologico che assembla le millanta versioni del Bolero (c’è anche quella di Zappa). Una meraviglia che da sola vale la visione.

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