Regia di Theo Anghelopoulos vedi scheda film
Un'opera che sfida lo spettatore, e lo sconfigge.
Anghelopulos è certo un regista di tutto rispetto, un autore che ha lasciato il suo segno nel cinema greco ed europeo. Il suo stile è sempre stato un po' una sfida, sia per l'uso del piano sequenza, che per la sua impostazione un po' straniante.
In certi film, come “La recita” tutto ciò ha trovato un felice equilibrio, in altri, come il presente, secondo me, no.
Questa pellicola vede il regista portare allo stremo il suo stile autoriale, al punto che, secondo me, infrange il fragile equilibrio e l'opportuna misura che era riuscito a raggiungere in precedenza. Questo film è una sfida allo spettatore, alla sua pazienza, e alla sua mansuetudine di accettare una tecnica cinematografica così estrema e straniante. Si vorrebbe vedere, capire, collegare, ma si rimane spesso col desiderio insoddisfatto, e ci si trova in continuazione ad supporre e interpretare ciò che si vede e ciò che, forse, sta accadendo. Il resto lo fa il fuori campo, quello che, cioè, non si vede per niente. Non è chiedere un po' troppo, che ne dite?
In seguito, il regista sarebbe tornato ad una maggiore misura ed equilibrio, come testimoniano alcuni suoi film degli anni '80.
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