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Parthenope

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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La recensione su Parthenope

di Souther78
5 stelle

Grandi promesse non mantenute. La fotografia e pochi dialoghi sferzanti con il bravissimo Silvio Orlando non salvano dalla delusione per un'opera che si disperde fin da quasi subito, imponendo una realizzazione forzosamente autoriale che inficia la narrazione, privandola del suo notevole potenziale.

 

L'incipit è di quelli da manuale, con una fotografia idilliaca, una carrozza in stile barocco che naviga con accanto un signore vestito di bianco. Chi è? Dove andrà? Da dove arriva? Tutto a tempo debito...

 

Si apre così, Parthenope, il nome più antico della città di Napoli, dal greco omologo, che significa "vergine". La protagonista, però, tutto incarna, fuorchè la napoletanità e l'illibatezza.

 

L'arco narrativo attraversa alcuni decenni del secolo scorso, senza però incedere più di tanto sui moti che li hanno attraversati, pure se qua e là menzionati.

 

Un po' farfalla, un po' secchiona, la nostra cerca il proprio posto nel mondo alternando il perseguimento dei sogni con l'adattamento alla realtà, accompagnata da una costante e intrinseca superbia.

 

Le emozioni visive dei primi minuti, tra ville sfarzose, arredi d'altri tempi, vedute incantate, sfumano però all'orizzonte di una narrazione che si percepisce fin da subito estremamente (e inutilmente) dilatata, offrendoci situazioni sempre più inverosimili, in cui la nostra dovrà districarsi.

 

Tra le alterne vicende, Parthenope sarà poi messa a confronto con le sue radici e la propria storia personale, come ognuno di noi.

 

La presenza di Silvio Orlando nobilita l'opera in modo decisivo, e i dialoghi tra lui e Parthenope segnano certo alcuni tra gli apici narrativi: certamente sottovalutato il suo contributo al film, considerando che la sua figura avrebbe concesso ampi margini di sviluppo.

 

Per contro, assistiamo a minuti e minuti di inutile incedere in pose scabrose (e magari pure blasfeme, per chi crede), dialoghi inverosimili con personaggi altrettanto inverosimili, durante interazioni totalmente inverosimili: una ragazza superba e orgogliosa oltrechè bella, per quale motivo potrebbe trovare interessanti i rapporti con uomini appiccicosi, viscidi e orribili, con malavitosi e simili? Se mai, per potere o soldi, ma la protagonista non ne è interessata: ci chiediamo, quindi, cosa la spinga tra le braccia di loschi figuri, ricordandoci pure che viene presentata come donna di eccezionale acume e ingegno.

 

Insomma, la parabola esistenziale non regge, sotto il peso di astrazioni non credibili e lungaggini espositive che sembrano voler sopperire attraverso l'estetica.

 

L'intera opera sembra viaggiare con due marce differenti, quasi che sia il risultato di autori diversi. Da un lato, dialoghi sferzanti, intriganti e stimolanti; dall'altro lato, una giustapposizione di episodi che sembra quasi casuale, o finalizzata a inserirci un mostro sacro (tipo Oldman). A volte va benissimo, ma, per lo più, o è decisamente troppo, o è decisamente poco.

 

Alla fine della visione le numerose contraddizioni minano ogni aspirazione che non sia meramente estetica. Anche la critica verso Napoli, che sembra voler dare spazio ai pregi della città, così come alle sue criticità, imbeccata nell'attrice superstar, diviene quasi grottesca: chi mai potrebbe credere che un'attrice famosa, pagata fior di soldi per comparire a un evento, passerebbe 5 minuti a insultare il pubblico?

 

C'è, poi, Stefano: ma perchè??? Che senso ha mettere una specie di fenomeno da baraccone palesemente irreale, spacciandolo per uno affetto da idrocefalo? Peraltro, come suggerisce il termine stesso, gli effetti di quella malattia sono limitati alla testa, e, comunque, a quell'età avrebbero già determinato cecità, sordità, incapacità di parlare, e, più verosimilmente, morte. Insomma, cui prodest?

 

Sorvolando sulla parentesi di Browninghiana memoria, arriviamo in fondo con un grave senso di incompiutezza e delusione, specie viste le nobili aspettative maturate dalle primissime inquadrature.

 

Peccato!

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