Prima di cadere nelle mortificanti spire dell'Alzheimer, un ex detective della Omicidi ha un ultimo caso da risolvere.
Naturalmente il più difficile.
Ci sono film che ti costringono a fare i conti con le tue paure, e questo è, sine dubio, uno di quelli. Credo che la progressiva perdita della memoria sia una paura più che condivisa. Soprattutto da quando sappiamo che la memoria è fortemente connessa col concetto di identità. La nostra sensibilità, poi, è particolarmente allertata, anche perché - durante la nostra formazione - abbiamo avuto l'immeritato privilegio di aver seguito le lezioni di Remo Bodei, un grande studioso che ha riflettuto - fra l'altro - per tutta la vita su memoria e identità, appunto (si veda, ad es., il suo bellissimo libro "Le logiche del delirio. Ragione, affetti, follia").
La perdita della memoria, pertanto, equivale allo smarrimento di se stessi. Non sapere più di chi si è figli o padri o fratelli, non riconoscere gli amici, i colleghi...c'è qualcosa di più terrificante?
L'esordiente regista Cooper, adattando per la settima arte Il libro degli specchi di Chirovici, affida questo supplizio patologico a Roy Freeman, egregiamente portato in scena da un rinnovato Russell Crowe, che tratteggia il personaggio mostrandone tutte le asperità ma anche lo spirito di abnegazione nella ricerca; aiutato dalla bravissima Karen Sheila Gillan, enigmatica e perversa, e dal suo ex collega, un sulfureo Tommy Flanagan che ricorda certe grandi prove di Donald Sutherland.
Sleeping Dogs è un film che contiene molti rimandi, volontari e involontari. C'è dentro una certa morbosità alla Basic istinct, quelle atmosfere sospese di Presunto innocente, fino ad arrivare al maledettismo di Angel Heart, senza però mai toccarne le derive metafisiche. E' un film da meditazione, sicuramente, grazie anche al montaggio ipnotico di Matt Villa e alla fotografia plumbea di Ben Nott.
Una indagine frammentata e frammentaria che vi condurrà per mano nell'inferno, tutto terreno, della paranoica fragilità umana.
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