Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Il senso del ridicolo.
Quando si guarda Il Gladiatore, sia quello originale che questo sequel/remake, bisogna aver chiaro che non ci si trova davanti ad un film storico ma ad un revenge movie. Sì, entrambi hanno un'ambientazione storica ben definita, hanno anche personaggi realmente esistiti tra i protagonisti, ma senza la presunzione di voler insegnare la storia a qualcuno.
Quando guardiamo C'era una volta a... Hollywood di Tarantino lo sappiamo che quella che viene raccontata è una storia, non la Storia.
Quello che conta sono le emozioni, quelle sì che sono vere, reali.
Dal momento in cui vediamo Massimo baciare i piedi carbonizzati della sua famiglia, con quel filo di muco e saliva che li tiene uniti per un secondo, entriamo completamente dentro di lui. Credo sia impossibile guardare il film senza sperare nel compimento della sua vendetta, impossibile non odiare Commodo, impossibile non emozionarsi alla fine di questa piccola odissea personale. Perché sono le emozioni che contano, non il divertimento.
Il buon vecchio Proximo questo lo sapeva. Nel suo discorso a Massimo c'è tutto il significato del film:
Io non sono stato il migliore perché uccidevo velocemente, ero il migliore perché la folla mi amava. Conquista la folla.
Come si conquista la folla? Come si conquistano gli spettatori? Con il divertimento? No, con le emozioni.
La folla vuole amare, odiare, ridere e piangere, così come noi spettatori. Crediamo di voler essere intrattenuti, ma quello che vogliamo è emozionarci.
Ora veniamo a questo sequel, che più che un sequel è un remake.
La sceneggiatura di questo "secondo capitolo" semplicemente non esiste, è la stessa del primo riadattata a nuovi personaggi. Non è stato fatto nessuno sforzo in questo senso perché chi ha prodotto la pellicola sapeva già di non poter replicare il successo precedente. Probabilmente è stato deciso di puntare sulla nostalgia per riconquistare i vecchi fan e di riproporre la stessa storia per i nuovi spettatori, tanto se ha funzionato una volta può funzionare anche la seconda, no?
Ovviamente no.
L'esempio lampante è la mancata caratterizzazione del protagonista. L'apertura del film originale, con la prima battaglia, i festeggiamenti, il momento intimo con Marco Aurelio e l'assassinio dello stesso, non serve solo a creare il pretesto per la vendetta ma ci mostra tutti i lati del nostro, fino a quel momento, generale. Vediamo il suo coraggio e l'abilità in battaglia, vediamo l'amore per la sua famiglia e la compassione per l'anziano imperatore, conosciamo i suoi principi, le sue paure ed i suoi sogni. Al momento del complotto nei suoi confronti e dell'ingiusta condanna a morte, Massimo ci ha già conquistati e non vogliamo vederlo morire per nessun motivo.
Annone/Lucio invece? Lui come viene presentato? In modo ridicolo. Lo conosciamo a ridosso di una battaglia contro l'invasore romano, lo vediamo salutare una moglie di cui non sappiamo nulla tranne che morirà da lì a poco, lo ascoltiamo recitare un discorso di incoraggiamento per una dozzina di soldati che, come noi, sembrano del tutto disinteressati. Quando cade in acqua per poi essere catturato e ridotto in schiavitù non sappiamo se essere dispiaciuti o contenti, l'empatia è ridotta a zero.
Certo, se chi guarda si diverte nel veder morire la gente impalata dai dardi di una balista è il film perfetto. Per quanto mi riguarda, che noia.
Tutto il film procede in questa maniera, con scene (e scenografie) riportate dal primo capitolo e riadattate (male) ad un nuovo contesto.
Così il primo combattimento da schiavo nell'arena non è più il pretesto per la nascita di un'amicizia che durerà nel tempo, ma diventa la scusa per vedere un duello tra scimmie. L'ammirazione del pubblico e la fiducia degli altri schiavi arriva quasi in automatico, perché il ragazzo ha carisma? Ok.
Non voglio neanche entrare nel discorso dialoghi, come per la sceneggiatura è un collage di citazioni fuori contesto e frasi fatte, che non aggiungono assolutamente nulla a delle immagini già prive di forza e significato.
Per quanto riguarda i personaggi di contorno, specialmente i due antagonisti, vale lo stesso discorso fatto per il protagonista. Manca una caratterizzazione degna di questo nome, manca l'originalità, mancano attori in grado di trasmettere qualcosa (che sia amore o odio) nello spettatore.
Quello che mi stupisce nel vedere certi blockbuster è la totale assenza del senso del ridicolo.
Incolpare Scott sarebbe ingiusto, non tutti i registi invecchiano come il vino e quando si arriva ad 87 anni la mancanza di oggettività e di lucidità è qualcosa di fisiologico. Chi pensa di trovarsi davanti ad un film di Scott sbaglia, del vecchio regista c'è solo il nome, nient'altro.
Quello che mi lascia allibito è il totale disinteresse dei produttori e degli addetti ai lavori nel portare sullo schermo qualcosa di valido, qualcosa che non sia caricaturale ma carico, sia di forza che di significato. Mi stupisce (ma neanche troppo) il totale distacco dalla vita reale dell'industria hollywoodiana. Si vede chiaramente che chi produce, sceneggia e interpreta i film non ha un reale contatto con il mondo che ha intorno, o lo intacca solo di striscio.
Per colpa di questa lontananza ci troviamo di fronte a trame inverosimili, dialoghi superficiali e personaggi cartooneschi, che quando il film è Superman posso anche accettarlo, per il resto no.
Manca la consapevolezza di cosa sia dignitoso e di cosa sia ridicolo. Questo remake, questo sequel, è ridicolo.
Ma ritorniamo al film originale, quando Massimo, ancora schiavo, si rivolge con disprezzo al pubblico sui piccoli spalti della piccola arena di provincia:
Non vi siete divertiti? Non vi siete divertiti? Non siete qui per questo?
Qualcuno sì Massimo, qualcuno si diverte con questo. Per qualcuno è sufficiente. Per quanto mi riguarda invece, ti aspetto al Colosseo.
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