Regia di Ken Loach vedi scheda film
Ancora una volta Loach ci racconta una “sad English story” con la sua solita abilità drammatica, amplificata dallo stile scarno, crudo e senza fronzoli, ricordandoci che in Inghilterra oltre alla regina e il Big ben c’è anche dell’altro. Stavolta protagonista è un gruppetto di ragazzini dei bassifondi, senza famiglia e senza speranze, dediti a occupazioni molto poco legali, ma a cui non macano i sogni, gli affetti, il dolore e la speranza suprema di uscire una volta per tutte dalla merda in cui galleggiano quotidianamente. Basterebbe poco, anche un misero prefabbricato da seimila sterline con vista sul fiume in cui ricostruire una parvenza di famiglia normale…. ma come in un libro di Emile Zola non c’è modo di uscire da questo “ventre” di povertà, emarginazione, violenza: alla fine chi nasce povero, solo ed emarginato è condannato a restarci per tutta la vita, per lui non c’è scampo anzi…. Pregevole sul piano del racconto, dei dialoghi e delle interpretazioni, ricco di personaggi azzeccati e spassosi, con alcune battute simpatiche e altri momenti tristemente realistici (e molto violenti, anche verbalmente, ma è giusto così); nel complesso però meno riuscito di altre opere del regista, più che altro un raccontino, ben fatto sì, ma un po’ prevedibile (tristemente prevedibile…) e a tratti troppo incline a sentimentalismi da ficiton italiana. Peccato anche che, come al solito nel cinema di Loach (a parte il capolavoro “Terra e libertà”), manchi il “Cinema” con la C maiuscola, quello che rende una pellicola non semplicemente un film, ma una vera e propria opera d’arte. Il regista resta didascalico, scontato, senza alzate d’ingegno e tocchi d’autore, ma questo d’altronde è il suo stile, prendere o lasciare. Il messaggio è sempre quello, ma vale la pena ripeterlo: la nostra bella società produce apparentemente tanta ricchezza e felicità, ma se da una parte si guadagna da un’altra si perde. Tutto il nostro benessere va a scapito di qualcuno, qualcuno che non ci viene mai mostrato, ma esiste: qualcuno come questi poveri ragazzacci che a quindici anni spacciano, rubano, picchiano, accoltellano…. “E’ un vero peccato”… con questa frase banale ma vera si chiude il film…. e l’insopportabile sentimento di impotenza che ci ha pervaso per un’ora e mezza raggiunge il suo culmine.
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