Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Parafrasando Karl Marx, mi vien da dire che Virzì si ripete sempre due volte: la prima come critica intelligente, la seconda volta come farsa. "Un altro ferragosto" fotografa il declino, forse ahimé irreversibile, della sua capacità di analizzare e approfondire situazioni e tendenze sociali; tutto è portato all'eccesso, allo stereotipo macchiettistico, senza un solo istante di pausa. Una pletora di personaggi tutti ugualmente tamarri buzzurri e coatti, da una parte, e fintamente leali, solidali e altruisti dall'altra, tutti diversamente meschini, egoisti e opportunisti. La nostalgia che tutti provano per le ferie di merda trascorse trent'anni prima e immortalate dal primo film, non si capisce se è il rimpianto per una giovinezza/infanzia ormai passata o la tristezza di avere sprecato trent'anni conducendo dopo una vita ancor più di merda. Proprio come il regista, forse. (e quanto ho amato alcuni suoi film).
In alcuni istanti magari si ride. Io per esempio l'ho fatto tre volte; una, alla battuta "sparisci ciccione di merda", e questo è tutto dire sulla profondità della sceneggiatura.
In altri si dovrebbe compatire (ma già Caterina va in città aveva detto tutto, e l'aveva detto bene) o indignarsi, come quando si insiste sui pregiudizi che ancora esistono (???) verso gli omosessuali. Anche io mi sono indignato, ma per il motivo opposto: trovo la figura cristica del frocio americano blasfema.
Basta, basta, basta.
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